Alberto Fiorani, storico di Ostra Vetere (Montenovo), mi ha inviato il Testamento di Pietro Paolo. Riporto qui di seguito anche la sua mail:
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Caro Maurizio,
dopo il nostro recente incontro non ho potuto fare a meno di scartabellare nel "mare magnum" dei miei appunti e documenti, riuscendo infine a trovare la trascrizione fatta giusto quaranta anni fa dell’opera seguente, che traccia una breve biografia di Don Pietro Paolo Brunacci. Di particolarmente interessante mi pare l’inclusione del suo testamento, redatto trent’anni prima della morte. Ecco di sotto la trascrizione:
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D’Arquata, Cronaca della riformata Provincia de’ Minori della Marca.
Compilata dal P. Alessio D’Arquata del medesimo istituto Cingoli,
Stabilimento Luchetti, 1893, (p. 389).
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35° Venerando D. Pietro-Paolo Brunacci
D. Pietro-Paolo Brunacci da Montenovo, terziario ascritto e professo nel nostro Convento del luogo, fu specchio di sacerdotali virtù. Per la sua devozione e zelo del divin culto si prestava volentieri al servizio di qualunque Chiesa, per quanto veruna obbligazione ne avesse per officio o benefizio. Fu meravigliosamente umile. Seppellì colle sue proprie mani tutti suoi parenti che morirono sin da quando e fino a che le forze gli permisero di fare quest’opera di misericordia. Quando questo degnissimo sacerdote sentisse bassamente di sé ben si rileva dal suo testamento, che, ed edificazione di chi leggerà, piacemi qui riportare.
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“Io Pietro-Paolo Brunacci da Montenovo, Prete Secolare, eleggo per mia sepoltura (separata che sarà l’anima dal corpo) il luogo della Chiesa e Convento de’ Padri Osservanti-Riformati del P. S. Francesco, dimandando per carità al R.P. Guardiano pro tempore, e per amor di Dio, il più lacero abito ch’egli abbia in convento, e con detto abito esser vestito a carne nuda, e poi seppellito, non nella sepoltura di casa mia, ma nel più infimo luogo della detta Chiesa di S. Croce, a mano sinistra all’entrar dalla porta.
Intendo poi che al mio cadavere non sia fatto catafalco, ma posato sul cataletto in terra senza panni d’ornamento, libri, calici, ed altre pompe funebri, positivamente come il più infimo ed il più povero uomo di questo mondo.
Di più intendo che il mio cadavere sia direttamente portato o al deposito nella Chiesa di S. Maria di Piazza, o alla detta Chiesa di S. Croce conforme ai decreti della Sacra Congregazione.
Intendo ancora che non sia accompagnato detto mio corpo da altri che dal mio parroco, senza invito di confraternite ed altri accompagnamenti, più dovuti a processioni divote che ad un miserabile peccatore.
Il suono delle campane sia fatto come per il più infimo e basso cadavere della santa Chiesa Romana. Così le spese nelle cere e lumi, canti e simili pompe, convenienti all’onor di Dio e de’Santi, affatto si lascino.
Intendo inoltre che i miei congiunti non abbiano a vestir in verun conto di corruccio, ma facciano conto esser mancato al mondo un uomo che non era degno di star nel mondo.
Insomma intendo che non mi si faccia onore alcuno anche a riguardo d’esser io sacerdote, essendo vissuto sempre come indegno del sacerdozio.
Addì 24 Decembre 1682. In Montenovo”
Il nostro D. Pietro
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D. Pietro-Paolo fu liberalissimo verso i poveri, come del resto tutti di sua famiglia. Lasciò la sua biblioteca ricca di scelte Opere al nostro Convento. Morì verso il 1700, e fu sepolto nella nostra Chiesa di S. Croce, conforme alla sua testamentaria disposizione.
Pubblicazione: 25/08/2011