Il Pittore Cortonese
Gaetano Brunacci
(14.9.1853 – 10.6.1922)
Il Pittore Gaetano Brunacci nacque in Cortona il 14 Settembre 1853 da Crespino e da Rosa Maioli secondogenito di numerosi figli.
Il padre esercitava l'arte del disegno e della pittura, ed alcuni quadretti e parecchie miniature finissime, che restano tuttora di lui, attestano la sua abilità non comune, ma rimasto in Cortona, le risorse che egli potè ritrarre dall'arte furono scarse assai.
Per queste condizioni di famiglia e di economia, il piccolo Gaetano non frequentò altra scuola che quella elementare del paese, e per il disegno, per il quale aveva mostrato sempre spiccatissime attitudini, potè aggiungere all'insegnamento paterno quello della locale Scuola serale di disegno, diretta a quei giorni dal Prof. Pardini.
Nondimeno, per grande e quasi eccezionale che fosse stato il suo profitto, il giovane disegnatore all'età di anni 12circa dovette prima tentare un mestiere qualsiasi per guadagnare qualche soldo, e costretto poi quasi subito a rinunziarvi per la sua salute delicata, egli credette di aver raggiunto la meta prediletta collocandosi come aiuto presso un decoratore cortonese di stanze, tal Giovanni Bartoloni, che avendo parecchio lavoro ed essendo subito assai soddisfatto del suo pittorino in erba, gli lasciò ampia libertà di colorire a modo suo in varie case di città e ville di campagna, ornati, fiori, animali paesaggi.
Lo sforzo fatto dalla famiglia in quel periodo per trasferire il ragazzo in un centro di studi pittorici molto più importante attesta che quelle sue prime prove di improvvisati affreschi avevano continuato a richiamare l'attenzione del padre pittore, e degli altri suoi Maestri, e all'età di anni 16 o 17 lo troviamo infatti in Siena semicollocato presso una zia materna, Giuditta Maiali, che era allogata a quei giorni presso una nobile famiglia senese, i Grottanelli. Fu questa zia che fece venire a Siena il nepote, che cercò di sistemarlo alla meglio, ed aiutarlo nei primi mesi, e che riuscì poco dopo a metterlo alle dipendenze del Prof. Giorgio Bandini, distinto decoratore senese e titolare della Scuola di ornato nel R. Istituto di Belle Arti in Siena.
In queste condizioni che non erano comode affatto, il giovane Brunacci dovette lavorare tutta la giornata per vivere, adattandosi naturalmente a qualunque genere di lavoro, compreso quello da imbianchino, e frequentare l'Istituto di Belle Arti soltanto nelle due ore di sosta tra il lavoro del mattino e quello del pomeriggio, e nelle ore di sera.
Direttore della Scuola di Belle Arti di Siena era a quell'epoca il Prof. Luigi Mussini, che ebbe la sua parte di merito nel ricondurre la decadente arte alle più belle creazioni del nostro rinascimento, e cavarne fuori dei discepoli veramente di merito, quali il Visconti, il Maccari, il Cassioli, il Franchi, il Meacci, il Catani, il Marinelli, il Viligiardi, eletta falange di Artisti a cui Siena si gloria di avere impartito l'insegnamento, e a questi, secondo gli stessi certificati dei suoi Maestri, si deve aggiungere il Brunacci Cortonese.
Il Prof. Mussini che pose subito grande effetto al giovane studente si compiaceva sempre palesemente dei suoi quotidiani progressi e additandolo agli altri allievi come esempio, lo ritrasse in quella testina a matita, di pochi tratti, molto somigliante al Brunacci di quei tempi, che ora è proprietà dell'Accademia Etrusca.
Egualmente soddisfatto del giovane pittore e al pari del Mussini era anche il Prof. di ornato, Bandini, nella sua doppia qualità di insegnante e di datore. di lavoro, ma la sua vita di fatiche col Bandini, da cui doveva trarre il mantenimento quotidiano, se gli dava parecchie soddisfazicni morali, che a lui provenivano. dal puro amore dell'arte, gli procurava pure parecchio amaro.
In alcuni appunti senesi vi trovo scritto, e qui lo riproduco, perchè esattamente vero, questo brano che ritrae a perfezione la vita del Brunacci in quegli anni: «Nelle mansioni quotidiane che egli doveva disimpegnare per vivere, il periodo dei primi anni fu assai penoso e faticoso, dovendo il Brunacci adattarsi a lavorare come principiante, e soggetto ai compagni più anziani, i quali, sebbene non avessero la sua capacità, non gli cedevano certo i diritti di scelta nelle opere più importanti.
«Molti anedotti si potrebbero raccontare in proposito dei giorni in cui egli doveva reggere pentoli, righe, scale, a dei vecchi compagni; ed alcuni di questi ricordi, veramente ameni, ponevano in evidenza il suo spirito arguto e felice nel rappresentare situazioni o imitare caratteri, mentre altrui rivelano la tristezza del sacrificio di un giovane, che, senza mezzi per seguire liberamente gli studi, doveva adattarsi ad un lavoro privo di soddisfazione e simile spesso a quello dei muratori e riquadratori di stanze, quando era già affaticato dalle lunghe veglie fatte ogni sera, dopo le ore di scuola, per dare agio alla sua passione e volontà di studiare, segnando schizzi, abbozzi, composizioni al lume debole di una candela, che appena appena eragli permessa dalle ristrettissime finanze.
«E i sacrifici del giovane artista si riflettevano nel suo esteriore: era magro, pallido, trasparente come un'ombra; mangiava alla peggio, dormiva poco, e non aveva altro pensiero che lavorare e studiare».
E questa abitudine pel lavoro gli durò tutta la vita tal che sempre nei periodi di scarse commissioni non era la preoccupazione economica che lo infastidiva maggiormente, ma il timore di dover passare dei giorni inoperoso; allora, chiuso nel suo studio, era là ancora a disegnare, a creare linee e composizioni, e a copiare dal vero e così passava la giornata.
Ora tornando ai giorni dei suoi studi nell'Istituto di Belle Arti di Siena nonostante tanti sacrifizi, si deve ricordare che nei concorsi della scuola ei riuscì sempre vincitore, ma pur troppo per il fatto che egli apparteneva ad altro Comune, e ad altra provincia, a lui non fu mai possibile partecipare al godimento delle ricche borse di studio istituite a posta da lasciti e fondazioni, per i soli alunni nati a Siena.
Così il lavoro assiduo e costante, e i sacrifizi continui furono sempre gli unici aiuti e sussidi che gli rimasero; per la sua abilità artistica tuttavia potè vincere tutti gli ostacoli, e vide crescere, sempre più la stima e la fiducia del Prof. Bandini, che oramai gli affidava le sue opere più importanti nel campo dell'arte decorativa, e lo incaricava continuamente di preparargli disegni e bozzetti, e di dipingere per sua commissione in moltissime chiese, ville, palazzi, di Siena e d'altre parti d’Italia.
Ma verso il 1883, quando per l'età avanzata, l'attività del Bandini cominciava a diminuire, e qualche commissione da lui veniva già ceduta direttamente al suo discepolo prediletto, questi cominciò, a lavorare per conto proprio, e per il buon nome che egli già erasi formato in Siena, molte furono le persone che gli mostrarono subito quanto lo apprezzassero.
Principalissimo tra questi l'Architetto Augusto Corbi, che aveva uno studio avviatissimo, e che cominciò a procurargli molti lavori. Questo architetto anzi col Brunacci ed altri artisti tenne per molti anni in comune nel Palazzo Ponticelli un appartamento dove ciascuno aveva una stanza che serviva da studio, e una sala centrale che veniva adibita al lavoro comune.
È molto probabile che in questo periodo il Brunacci facesse canoscenza del Prof. Cesare Maccari, il quale ebbe sempre in seguita per lui stima ed amicizia, e gli affidò la parte decarativa della pittura, che il Maccari eseguì nella cupola della Basilica di Lareto.
Nè minore era la stima che sempre gli mostrò anche l’architetto Giuseppe Sacconi, che valeva partecipasse ai concorsi e alla decorazione delle lunette della Cappella Votiva del Monumento a Vittorio Emanuele II, e inviti analoghi gli faceva il Maccari, che avrebbe voluto vederlo trasferito in Roma; ma il Brunacci, per il suo temperamento e per le sue abitudini, non ebbe mai né la forza né la voglia di distaccarsi da Siena, che considerò sempre come una seconda città natia.
Nel 1894 poi, quando il Prof. Bandini venne colpito da grave e prolungata malattia, il Brunacci fu invitato a supplirlo come insegnante alla scuola di ornato dell’Istituto, e avvenuta la morte del Bandini, messasi la cattedra a concorso, essa fu ufficialmente affidata al Brunacci che riuscì vincitore con soddisfazione di quanti lo conoscevano.
Sotto le sue direttive i corsi e l’insegnamento di quella scuola furono come ringiovaniti, e ampliati sotto infiniti rapporti, e la scuola di ornato che era stata sempre considerata come un corso elementare per accedere agli altri corsi di Architettura e di Figura, divenne fondamentale, e acquistò una vitalità completamente nuova.
Su tutti i vecchi sistemi fittizi, a base di modelli di carta e di copie più o meno felici, tornò a prevalere lo studio dal vero, e il nome stesso del corso, per il più ampio respiro acquistato, come positivamente provarono i progetti che ne vennero fuori, e che ben figurarono all’esposizione di Torino del 1911, si cambiò da Scuola di ornato in Scuola di Arti decorative; e che tale cambiamento non era stato né formale, né di semplice nomenclatura, meglio di tutto mostrò l’attaccamento che ad essa sempre ebbero gli allievi migliori dell’Istituto dal Corso normale di ornato, tornavano spontaneamente a iscriversi alla Scuola di arti decorative, perché in essa trovavano i migliori mezzi e i modi più adatti per esplicare le loro speciali attitudini.
Indubitabile è pertanto che il Brunacci risultò nell’insegnamento un maestro valente ed efficacissimo, veramente capace di dirigere e sviluppare ogni tendenza artistica dei suoi allievi; ma l’insegnamento tuttavia non distolse mai il Brunacci dall’esercizio professionale, anzi i suoi lavori più compiuti risalgono certamente a questo periodo, e cito tra questi: la Sala della Deputazione del Monte dei Paschi, di cui non solo dipinse la volta, ma eseguì pure i disegni dei mobili, e del parato di stoffa che copre le pareti; poi, benchè in ordine non cronologico son da ricordare: il Teatro dei Rinnovati e dei Rozzi di Siena; le decorazioni della Sala Monumentale nel Palazzo Comunale di Siena; varie Cappelle della Basilica di S. Clemente ai Servi di Siena;. un Trittico per la Cappella di Valenzano (allora villa Bastogi) e le decorazioni per le Sale della Villa stessa; ad Assisi fu chiamato pure per restaurare la Cappella della Madonna nella Basilica di mezzo di S. Francesco, ma poi rifiutò perchè non credè di poter accettare il procedimento tecnico di restauro che gli si voleva imporre dal Ministero.
Quando infatti egli procedeva al restauro di pregievoli dipinti, era tale la sua venerazione per le opere antiche che questo compito egli assolveva con sommo rispetto e prudente esperienza, onde conservare ogni minimo particolare, ed evitare che niente dell'originale venisse alterato. Più che restauri erano questi sapienti ed accuratissime, minuziose ripuliture.
Una delle sue opere principali, e forse la più importante, fu la decorazione di un vasto loggiato interno dell'Istituto del Monte dei Paschi di Siena formato da otto volte a crociera, ed a lui affidato verso l'anno 1905 dalla Deputazione di quel Monte sotto la presidenza del N.U. Pandolfo Bargagli Petrucci.
A Certano, nella Villa di proprietà Baldassarini Macinelli, decorò riccamente due simpaticissime sale, e varie Cappelle nel Cimitero di Siena, tra cui quella della famiglia Camaiori, che purtroppo per l'umidità delle pareti si va guastando.
Altri restauri egli fece nel Palazzo Municipale di Siena, nella celebre Abbazia di Monte oliveto, e la Loggetta e la Cappella dello storico Castello di Belcaro e da non dimenticare in Cortona tutta la volta centrale del Duomo che egli affrescò nel 1887, e le figure che varii anni prima dipinse in· S. Margherita quando era ancora allievo del Bandini.
Anche la sua cultura artistica, storica e letteraria erano suo prodotto personalissimo, ed aveva in tutti questi campi, anche alcune sue predilezioni speciali: Dante tra i poeti, per esempio, e il Signorelli tra i pittori, e poi, limitandosi alla letteratura, il Giusti, e tra i poeti dialettali il Fucini, il Belli, il Pascarella, dei quali sapeva a memoria moltissimi sonetti, ed entusiasta era poi della Scoperta dell'America di Pascarella, che credo debba aver conosciuto personalmente anche oome pittore, e che interpetrava e diceva magnificamente.
Onestissimo, riservatissimo, egli ebbe come tutti gli artisti qualche stranezza particolare, ma tutte in genere simpatiche, e quel che più preme spontanee, naturali, proprio figlie legittime del suo temperamento, non create, come spesso ora si usa, per far … rumore. E non sarebbe senza interesse raccogliere in una biografia la parte anedottica della sua vita, che spesso, meglio del·le parole, rivelerebbe in pieno certe sue spiccate e chiare convinzioni, o tendenze e predilezioni giustificate, nello stesso campo dell'arte.
Nutrì, come fu detto, un affetto particolarissimo per la città di Siena, nè poteva sopportare di rimanerne lontano per notevole tempo. Ottenuto il posto di titolare nell'Istituto di Belle Arti, non pensò mai che avrebbe potuto in seguito traslocarsi altrove a condizioni forse più vantaggiose; fu pago di rimanere Maestro, dove era stato discepolo, e rifiutò di andare, per esempio, ad occupare un posto a Napoli, dove era già stato invitato.
Ricusò del pari di andare a Londra per la decorazione della Cupola della Basilica di S. Paolo, di cui. fece i disegni, ed invitatovi anche per altri lavori, fece altrettanto durante la sua permanenza a Nizza. Da questa ultima città anzi, dopo alcuni mesi si affrettò a ripartire, malgrado le proposte di nuove commissioni, non potendo sostenere la lontananza dalla sua città; cioè da Siena: specie di campanalismo esagerato questo, del quale lo rimproverava lo stesso Maccari che pure era Senese, e che più di una volta lo aveva consigliato a trasferirsi a Roma, incitandolo anche con promesse di molti lavori, che gli avrebbe procurato. Ma la verità vera è che il Brunacci, se ebbe spiccatissime qualità di artista completo e rifinito, e fu nell'insegnamento uno dei maestri migliori, nel campo della vita pratica fu assai poco fornito di quel savoir faire, che è pur tanto necessario nella vita socialè: ma certi adattamenti, certe convenienze, erano proprio contrarii al suo temperamento e alle sue abitudini.
A completare comunque queste poche notizie qualche nuovo dato si può togliere dai varii certificati, che a lui furono in determinate occasioni rilasciati dal Bandini, dal Mussini, dal Corbi, dal Maccari.
Il Bandini il 25 Gennaio del 1883 attestava che il pittore Gaetano Brunacci di Cortona era stato con lui oltre 12 anni dal 1870 in poi, “epoca in cui egli venne in Siena già iniziato nella professione, e nella quale progredì in modo da dare grandi speranze nell'arte, le quali ha giustificate ampiamente dipingendo ornamenti e figure in diversi stili, da renderlo pratico e abilissimo.
Tra gli altri lavori eseguiti dal Brunacci per il Bandini questi cita il progetto di decorazione della cupola di S. Paolo di Londra, preparato per gli architetti inglesi Cav. Wilson e Pullau, quelli della Chiesa di S. Margherita di Cortona, e quelli compiuti a Nizza nella Villa del Colonnello W. E. Evanz, in cui il Brunacci “ha con esecuzione stupenda lavorato a tempra, a buon fresco ed all’encausto camere e loggia” sui disegni ora del Ban'dini.
In un altro attestato, anch’esso del 1883, il Mussini direttore dell’Istituto di. Siena dichiarava che il Brunacci era entrato a far parte degli allievi della scuola nel 1870, elencava tutti i premi che egli aveva vinto sempre di anno in anno fino al 1879 alle scuole di ornato; di figura, di architettura, di nudo, di prospettiva, di anatomia, e concludeva: «Gaetano Brunacci è ormai entrato nella bella falange di quei reputati valentissimi artisti a cui il nostro Istituto a buon diritto si gloria di avere impartito l'insegnamento».
E il 26 novembre 1892 Cesare Maccari, dopo i suoi lavori al Santuario di Loreto, scriveva: «Il sottoscritto, avendo nel Progetto della cupola per il Santuario di Loreto delle decorazioni a colori da eseguirsi a buon fresco nello stile del secolo XV e non sapendo quale artista decoratore più abile a trasformarsi per imitare quei grandi maestri, chiamato il sig. Brunacci di Cortona, certifica di essere rimasto soddisfattissimo, tanto per ciò che riguarda intelligenza, quanto della parte artistica, con la quale ha trasportate le decorazioni in grandi dimensioni imprimendovi l'impressione, e l'eleganza delle cose antiche».
E il 22 marzo 1895 l'arch. Augusto Corbi attestava lo stesso che il pittore Brunacci aveva eseguiti per lui e per un lungo periodo di tempo molti lavori e disegni di ogni genere e specie, a tempra, a buon fresco, all'acquarello, in plastica, per oggetti, in legno, in pietra, e in ferro, citando quelli eseguiti alla Banca d'Italia, al Grand Hotel di Siena, ai Teatri di Sinalunga, Grosseto, Scansano, e in molti palazzi e ville private, dimostrando sempre di essere eccellente e geniale artista.
La notissima Ditta poi di Pasquale Franci, di Siena della quale son noti i mirabili lavori in ferro battuto, dichiarava il 12 marzo 1895 che tutti i lavori in ferro battuto della Succursale della Banca d'Italia di Siena erano stati fatti su disegni di Gaetano Brunacci, e del pari altri moltissimi lavori per privati che erano rimasti sempre di piena soddisfazione della Ditta e dei committendi.
Ma questa vita attivissima, spesa tutta nei campi dell'arte, il 10 giugno 1922 quasi improvvisamente si chiudeva, e la morte si può dire che strappò il pittore ancora intento ai suoi lavori prediletti: un testimone di quei suoi, ultimi giorni attestava infatti nella Nazione del 17 giugno 1922 che «quando la morte lo colse, egli aveva terminato da due soli giorni una pregevole pergamena, e aveva già posto mano ad un'altra, che è purtroppo restata incompleta!»
Questa biografia si trova presso l'Accademia Etrusca di Cortona, nel Fondo Brunacci (Gilberto, nipote di Gaetano):
http://www.accademia-etrusca.org/accademia/Annuari.htm
Annuario III-IV
(1936-37)
GIUSEPPINA DRAGONE-TESTI – Un ignorato Centro di Studi Scientifici del secolo XVIII: la Società Botanica Cortonese e l'opera di Mattia Moneti
ALFONSO ANTONINI – La "Cortona liberata dagli Aretigne" del Padre Francesco Moneti di Cortona ed il dialetto chianaiolo.
ERINA NICCHIARELLI – Studi sul Lessico del Dialetto di Cortona.
ALFONSO ANTONINI – Gli Scritti di Augusto.
P. MAURO DA LEONESSA – Codice Diplomatico Religioso dell'Etiopia.
GINO TESTI – Il Geologo della val di Chiana, Antonio Verri e la fabbricazione della Dinamite in Italia.
V. C. – Il Pittore Cortonese Gaetano Brunacci: 1853-1922.
GILBERTO BRUNACCI – Un mese di vacanze tra pergamene e manoscritti antichi dell'Accademia Etrusca di Cortona.
Comunicazioni Accademiche del biennio 1936-37.
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GAETANO BRUNACCI
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PROMEMORIA SUL CARATTERE E RAPPORTI CON FAMILIARI
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(da un appunto del pronipote Bruno su racconti della nipote del pittore Ofelia , una dei cinque figli di Pasquale fratello di Gaetano- sorella di Gilberto Brunacci dell’Accademia Etrusca di Cortona).
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Gaetano è vissuto per parecchio tempo a Cortona, durante il periodo iniziale- lunghissimo, difficilissimo per la difficoltà di farsi pagare adeguatamente i vari lavoretti che faceva.
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Si offriva anche per fare tinteggiature e di stanze bagni e cucine. In questo periodo passava giornate e nottate a studiare ed a pitturare i vari soggetti, fiori, alberi, nature morte ed eseguire studi sulle figure. Ciò prima di avere la possibilità di andare a Siena dove, grazie alla sua grande abilità, riuscì a raggiungere una notorietà notevole ed ottenere riconoscimenti che lo resero noto e conosciuto non solo in Toscana.
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Era attaccatissimo alla famiglia, però cercava di non dimostrarlo. Alla moglie Maria faceva vedere- per prima le pitture, sempre coperte, che non doveva vedere nessuno, nemmeno il Priore che le aveva ordinate. Pitture che aveva eseguito sulle volte della chiesa di S Margherita a Cortona. Dopo che lei, con grande paura si era arrampicata sui ponteggi ed aveva detto che erano molto belle, le scoprì tutte e dichiarò il lavoro terminato.
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Lasciarono quindi, con la figlia Maria Pia, il localetto accanto alla chiesa dove abitavano. Aveva ottenuto infatti che il compenso pattuito comprendesse il vitto e alloggio anche per la famiglia.
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Durante il lavoro, eseguito ovviamente da solo, mentre stava in alto sull’impalcatura, era stato ripetutamente ripreso dal Priore perchè canticchiava e fischiava continuamente. Lui gli concesse unicamente di non fischiare quando c’era tanta gente in chiesa.
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Il suo carattere era piuttosto schivo, nervoso, irascibile, burbero. Si racconta che mentre stava studiando un bozzetto, evidentemente impegnativo per lui, chiuso in una stanzetta dove lavorava a tutte le ore, giorno e notte, la moglie gli portò una pentolina di coccio con il minestrone, dicendogli ripetutamente “mangia che si fredda e rovina”. Lui si alzò, aprì la finestra e senza guardare se nel vicolo passava gente, buttò tutto di sotto.
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Era molto affezionato a tutti, fratelli, nipoti, e spessissimo regalava disegni, pitture di figure e fiori ad olio e tempera su tela e cartone dicendo alle nipoti che ci potevano fare cuscini o quadrucci. Molti di questi dipinti sono stati per anni appesi alle pareti delle loro abitazioni.
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Al fratello Pasquale aveva donato, per appenderlo nel negozio, un cartone dipinto con figure a tempera, di tipo pubblicitario. Basta solo vedere questa tempera su cartone con la precisione delle figure e dei caratteri di scrittura, ed il bozzetto ad olio su tela di una figura femminile, ultime cose rimaste di tante ormai disperse, per rendersi conto della grande abilità del pittore.
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Anche quando raggiunta una notevole notorietà, era richiesto anche all’estero per lavori importanti, quando poteva preferiva passare qualche giorno a Cortona per vedere fratelli e nipoti.
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Due opere del pittore cortonese Gaetano Brunacci
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