Ho appena comprato il libro "Leopardi" scritto da Pietro Citati e pubblicato dalla Mondatori.
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Pag. 303
Verso la fine di ottobre 1827 Leopardi decise di lasciare Firenze e i suoi freddi inverni.
Gli amici di Firenze gli consigliarono Pisa, dove il clima invernale era dolcissimo.
Il 9 novembre 1827 Leopardi arrivò a Pisa.
La città lo incantò subito.
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Pag. 304
A Pisa, Leopardi abitava a via della Faggiola, in pensione presso la famiglia Soderini.
Giuseppe Soderini, soprannominato "nocciolo", lavorava presso uno studio legale.
La sorella più giovane della moglie di Soderini, Maria Teresa Lucignani, aveva vent’anni: era bionda e ricciuta e la gente diceva, così raccontò lei stessa molti anni più tardi, che il "conte era innamorato" di lei. Non sappiamo se sia vero.
Certo, Teresa, coi suoi capelli biondi e ricciuti, l’aria allegra, capricciosa e vivace, fu una delle figure che confluirono nell’immagine di SILVIA.
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Pag. 305
(Leopardi) amava moltissimo il clima di Pisa.
"Sono rimasto incantato di Pisa per il clima", scriveva il 12 novembre 1827.
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Pag. 306
A Pisa, Leopardi conobbe i principali personaggi femminili della società mondana: donne belle, intelligenti, colte, ricche, spregiudicate.
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Pag. 307
Elena Mastiani Brunacci era la princesse de Guermantes di Pisa, che tutte le dame cercavano di imitare.
Ricchissima, elegante, prosperosa come "Elena argiva", e con una mano "candida e tornita mirabilmente", che venne presa a modello da Canova per la Venere Anadiomene, invitava nel suo palazzo di Pisa Madame de Stael, Paolina Borghese, il principe di Canosa, i principi di Rezzonico, la contessa d’Albany, Vittori Alfieri.
Quando lasciava l’Italia, frequentava le corti di Londra, di Berlino e di Parigi, dove Napoleone I nominò lei ed il marito Conti dell’Impero:
Oh! quant’alme appassionate
sovra l’ali del desire
le tue tracce han seguitate
e viaggiarono con te.
Siccome anche suo marito era veccio e noioso, Elena Mastiani Brunacci diventò amante di un avventuriero francese, di un professore di metafisica, e poi di Teodoro Tausch von Klockelthurm-Roth, console austriaco a Livorno.
Quando il marito morì, lasciò il patrimonio e il cognome all’amante della moglie.
La voce cittadina raccontava che, mentre il notaio leggeva le disposizioni ereditarie, il Mastiani-Brunacci era già morto, e annuiva e chinava la testa grazie a una complicata rete di spaghi, mossi dalla mano "candida e tornita" della moglie.
Subito dopo Lorenzo Bartolini scolpì il monumento funebre di Giovan Francesco Mastiani Brunacci, con la figura della moglie piangente e la scritta, suppongo in oro, "l’inconsolabile".