Cronaca di un incontro
tra gli studenti dell’Istituto superiore “M.Martini” Mezzolombardo
e Don Aldo Brunacci
tra gli studenti dell’Istituto superiore “M.Martini” Mezzolombardo
e Don Aldo Brunacci
Don Brunacci ha 92 anni, ma la tempra che oggi ben pochi ventenni possono vantare. Accoglie i ragazzi nella saletta della libreria in Via S. Paolo, nella casa di accoglienza Papa Giovanni XXIII. Nato da una famiglia di contadini, ha studiato a Roma, formandosi soprattutto nell’Azione Cattolica. Professore e responsabile del comitato di aiuto agli sfollati ad Assisi dopo la caduta del fascismo.
Come canonico è stato il principale collaboratore del vescovo Giuseppe Placido Nicolini (presule della città dal 1928 al ’73) nell’opera di salvataggio di 300 ebrei e rifugiati politici nei conventi e nei monasteri di Assisi dall’armistizio alla liberazione anglo-americana del 17 giugno 1944.
Trecento ebrei salvati. “Ricordo che un giovedì alla fine di settembre del ’43 Nicolini mi chiamò in disparte in una stanza antistante la cappella del Seminario diocesano e mi fece vedere una lettera di Papa Pio XII nella quale si chiedeva di dare asilo e ogni tipo di aiuto possibile agli ebrei”, ha ricordato Don Brunacci agli studenti.
Mons. Nicolini creò quindi un vera organizzazione con ramificazioni in tutta Italia e all’estero, coadiuvato dai preti, dai frati, dalle suore, dai vescovi di Firenze e Genova. “Prima della guerra” – ha continuato Don Brunacci – “non c’erano molte famiglie ebree nella nostra cittadina”, ma il numero aumentò quando tra loro si diffuse – dopo l’armistizio – la notizia che nella terra di S. Francesco potevano trovare protezione.
Don Aldo: “Il vescovo Nicolini nasce a Villazzano: ci teneva molto a dire che era un vero trentino. E volle tornare a morire là. Ricordo ancora il giorno in cui partì da Assisi per tornare nella sua Villazzano (aveva 96 anni): si chinò e baciò la terra di S. Francesco”.
Citando quest’ultima vicenda Don Aldo Brunacci si commuove. Gli studenti della 2^ IPC b e 3^ IPC aziendale dell’Istituto superiore “Martino Martini” di Mezzolombardo (in visita d’istruzione ad Assisi il 26 aprile scorso), che lo stanno ascoltando in religioso silenzio, sono attentissimi e colpiti: sanno di aver di fronte un Giusto che ha “salvato il mondo intero”, salvando degli uomini. Quelle del “Martini” sono le prime classi di studenti trentini a incontrare tale testimone, in nome del vescovo trentino.
Don Aldo ha ricordato l’episodio di quando il vescovo nativo di Villazzano cedette alla famiglia Viterbi (Emilio, il capofamiglia, era docente a Padova) la propria camera da letto, dormendo lui nel divano della biblioteca, dato che in quel momento tutti i conventi erano al completo.
Il vescovo – con dei collaboratori-fece stampare dalla tipografia Brizzi (il padre Aldo e il figlio Trento) centinaia di carte d’identità e carte annonarie false, “rischiando molto”. La provenienza fittizia riportata sulle carte era del Sud Italia, città ormai occupate dagli anglo-americani e quindi non verificabili da possibili controlli nazirepubblichini.
Dovere cristiano, nessun timore. “Nel vescovado” – ha raccontato ancora Don Aldo – “si nascondevano anche i beni dei perseguitati, documenti e libri liturgici”. Ecco Nicolini e Brunacci trasformarsi in abili muratori con calce e cazzuola: “il vescovo sapeva murare, perché era stato benedettino”.
La fortuna di Assisi dall’armistizio alla liberazione fu dunque di avere dei temerari guidati dal proprio vescovo, ma la Provvidenza –di manzoniana memoria utilizza anche i propri nemici ai propri fini di salvezza: ecco che oltre a Nicolini e al ministro generale dei minori conventuali, lo statunitense Beda Hess (che agì presso il comando supremo delle forze alleate tramite la S. Sede), fu il comandante tedesco degli ospedali militari in città, l’SS Valentin Müller (grande amante di Giotto) a riuscire a far dichiarare Assisi città ospedaliera presso il comando nazista – evitandone i bombardamenti.
Don Aldo ha poi ricordato ai ragazzi che i fascisti “ce l’avevano a morte col vescovo. Non posso scordare le minacce insistenti e l’imperturbabile serenità del suo volto; Nicolini non si lasciava intimorire da nessuno: il prefetto Rocchi di Perugia, non potendo arrestarlo, il 15 maggio del ’44 fece arrestare me”. Brunacci rimase dieci giorni in internamento ma poi, grazie all’intervento di Nicolini, stante il veto a tornare ad Assisi, poté riparare in Vaticano (presso la segreteria di Stato) dove rimase fino alla liberazione.
Quando andarono ad arrestarlo.
“Quando andarono ad arrestarlo” -ha ricordato Grazia Viterbi in un’intervista- “Don Aldo ha avuto la presenza di spirito di nascondere i miei genitori (che si erano appena recati da lui) dietro la porta dello studio mandandola contro il muro”, evitando così che perquisissero la casa. Se li avessero trovati, il loro destino sarebbe stato il campo di concentramento.
Queste azioni hanno meritato a don Aldo l’attenzione del mondo ebraico, che lo ha insignito l’8 dicembre del 1977 della medaglia di “Giusto tra le Nazioni”, mostrata dal prete di Assisi ai ragazzi del “Martini”.
Il presule d’origine trentina.
Ma anche questo episodio, vede intrecciarsi l’affetto di Don Aldo al ricordo del grande presule di origine trentina, come lui stesso ha raccontato: “Quando venni invitato a Gerusalemme per ricevere l’onorificenza di Giusto tra le Nazioni, risposi che l’avrei rifiutata se prima non l’avessero conferita a Nicolini, che fu il vero regista della rete di salvataggio. Mi risposero che purtroppo Nicolini era ormai morto! Gli ho ribattuto: dateglielo alla memoria tramite il suo successore Mons. Dino Tommassini”.
E così fu fatto. “Ora al Yad Vashem nel viale dei Giusti a Gerusalemme ci sono due alberi vicini con il mio nome e quello di Nicolini (scritti in latino e in ebraico)”.
Mons. Nicolini fu traslato da Villazzano (che gli ha dedicato la piazzetta) alla Cattedrale di S. Rufino ad Assisi (di cui Don Brunacci è Priore). Sopra il sarcofago, un bassorilievo bronzeo (opera dello scultore Manfrin) rappresenta il vescovo col mantello aperto che accoglie dei bambini.
“Aveva un bel rapporto coi bimbi”- ha ricordato Don Aldo- “quando camminava per Assisi loro gli correvano incontro a lui”.
La scheda.
Placido Giuseppe Nicolini nasce a Villazzano il 6 gennaio 1877: a soli 15 anni entra nell’ordine dei Benedettini (Badia di S. Giuliano di Albaro, nel genovese). Otto anni dopo si laurea in teologia a Roma e diviene sacerdote. Viene quindi inviato al S. Speco di Subiaco a insegnare dogmatica ai novizi benedettini. Seguono altri trasferimenti (dal parmense all’Istria), finché nel 1918 diventa Abate del Monastero padovano di Praglia e poi di Cava dei Tirreni. A 51 anni la consacrazione episcopale: papa Pio XI lo chiama per ricoprire la cattedra vescovile di Assisi.
Dopo l’armistizio fu tra i principali artefici della rete clandestina cattolica che nascose e salvò centinaia di ebrei dai rastrellamenti nazifascisti. Il vescovo di Assisi godette di stima e simpatia presso Pio XII e fu tra i protagonisti del Concilio Vaticano II. La città di Assisi gli ha conferito la cittadinanza onoraria. A 96 anni Nicolini tornò nella sua Villazzano, dove si spense il 25 novembre 1977.
Il suo nome fu oggetto nel dopoguerra di un’intensa campagna stampa godendo di vasta popolarità. Alexander Ramati pubblica nel 1961 il libro “Assisi clandestina” (ed. Porziuncola; The Assisi underground: The priests who rescued Jews. New York: Stein & Day, 1978.).
Il racconto diventò quindi la sceneggiatura del film “The Assisi Underground” che lo stesso Ramati diresse nel 1985, con i seguenti attori: Ben Cross, James Mason (nella parte di Mons. Nicolini), Irene Papas, Maximilian Schell, Edmund Purdom, Karlheinz Hackl, Delia Boccardo, Riccardo Cucciolla.
Il grande presule trentino, al quale il mondo ha riservato grandi riconoscimenti, veglia oggi sui fedeli nel Duomo di S. Rufino.
Paolo Mirti (pronipote di Don Brunacci) ha di recente scritto sul tema un romanzo storico (“La società delle mandorle. La storia di una città che ha salvato gli ebrei dalla persecuzione nazista”) che verrà pubblicato nel gennaio 2007 dall’editrice Giuntina.
Sulla giacca di Don Aldo gli studenti hanno poi notato una spilletta: l’Onorificenza dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana ricevuta il 26 gennaio 2003 dal Presidente della Repubblica Carlo Azelio Ciampi.
Gli insegnanti del “Martini” che accompagnavano i ragazzi (Chiara Mirti, pronipote di Don Aldo, Maria Lara Zappulla, Valentina Gionta e Giuseppe Moratelli) hanno quindi consegnato al sacerdote, da parte della Giunta provinciale, due volumi su “Il Duomo di Trento” (ed.Temi), chiedendo a nome del presidente Dellai la disponibilità di essere ospite della città di Nicolini in occasione della Giornata della Memoria.
Don Aldo Brunacci anni fa ha aperto una seduta del Congresso degli Stati Uniti con un appello alla pace, speriamo possa recare con la sua presenza ai giovani trentini il suo entusiasmo per la fede nella fratellanza: “l’abbiamo fatto perché dovevamo farlo” rispose un giorno a un giornalista che gli chiedeva perché con Nicolini avessero rischiato tanto. “Un ‘dovere’ che appartiene alla vera coscienza cristiana”.
Massimo Parolini