Pubblicazione: 23/07/2007
Cristina Brunacci, pittrice
nata a Forlì il 28/04/1977
residente a Forlì
http://www.cristinabrunacci.it/
Su romagnaoggi.it del 7 marzo 2007 leggiamo:
Incontro con Cristina Brunacci, di Jenny Laghi
FORLI’ – Ogni anno Legacoop Forlì-Cesena, in occasione della festa della donna, sceglie una giovane artista del nostro territorio alla quale dedicare la mostra dell’8 marzo, un giorno che simbolicamente vuole ricordare le lotte e gli sforzi che le donne hanno dovuto compiere affinché i loro diritti, anche quelli più elementari, venissero riconosciuti. La protagonista dell’edizione 2007 è la giovane pittrice forlivese Cristina Brunacci che esporrà le sue opere fino al 18 marzo presso la sala XC Pacifici del Palazzo Comunale di Forlì.
Una ventina di quadri appesi alle pareti, quasi tutti oli su tela, colorano di vibrante armonia l’ambiente e una volta entrati si ha l’impressione di essere calati in un mondo immaginario, dove il sogno carpisce la realtà e trasporta in un presente parallelo.
Le parole chiave della mostre ce le svela la stessa Brunacci che timidamente parla di surrealismo, natura, favole. Ed è veramente questo che si cela dietro ai suoi capolavori: un chiaro tentativo di denudare la mente, di lasciare da parte la ragione e far fluire con pennellate dense e precise, la propria fantasia senza preoccuparsi di logica o coerenza.
I quadri della giovane artista sono un viaggio onirico verso i luoghi incantati dell’interiorità, una piacevole avventura per sbrigliare la propria fantasia e perdersi nei labirinti della mente.
Le tele sono specchi profondi dove lo sguardo si perde, sono come piccole porte verso mondi sconosciuti nati dalla fantasia della Brunacci e regalati allo spettatore che ha la possibilità di evadere per qualche momento dal quotidiano. L’evasione però non è fine a sé stessa e porta a riflettere. Come succede ad Alice, nel paese delle Meraviglie, tutti gli elementi bizzarri e surreali che colpiscono la nostra fantasia lasciano intravedere un messaggio: in tutte le opere c’è un forte contrasto fra luce e buio, inverno primavera, colori caldi e freddi, nel tentativo di comunicare l’eterno conflitto fra il bene e il male, fra il dolore, la tristezza e la forza interiore di chi cerca in sé le energie necessarie per lottare e sopravvivere. Questa visione è rappresentata in una delle tele cromaticamente più interessanti in cui splendidi fiori viola nascono su di una collina di ghiaccio, in mezzo ad una landa desolata, divenendo l’emblema di una forza interiore che a volte non si sa nemmeno di possedere.
Gli elementi fondamentali della sua pittura sono i paesaggi fantastici, gli alberi forti che affondano le radici in terre magiche, lontane, dove ci si aspetta che prima o poi facciano capolino fate, elfi, orchi ed altre creature immaginarie, che però quasi mai si manifestano se non tramite segni della loro presenza.
Esistono nelle tele esposte alcuni elementi ricorrenti, a cui la pittrice confessa di essere molto affezionata “Gli alberi – spiega Cristina – sono molto spesso protagonisti delle mie opere in quanto per me raffigurano l’uomo, la vita” – “Anche i cristalli divengono una costante, da un lato perché li trovo molto belli e richiamano alla mente mondi fatati, dall’altro perché riflettono la luce e sono simbolo di purezza”. Bellissimo il quadro in cui viene ritratta un’originale Vergine che Cristina ha nominato “La Madonna del cristallo”, dove vitalità e chiarezza si uniscono dando grande dignità a quella figura che, lontana dall’iconografia classica, rappresenta la forza e la dignità di una Walkiria.
La pittura della Brunacci è costellata dunque da simboli che la rendono fortemente allegorica e l’apparente leggerezza con cui si presenta agli occhi dello spettatore, assume un nuovo significato. Nella tela dedicata alla morte di Pier Paolo Pisolini, ad esempio, un albero stroncato a metà, solitario in mezzo ad un campo di papaveri, ritrae la morte violenta dello scrittore, eppure un ramo giovane con forza rinasce da quella devastazione, rappresentando la vittoria dell’anima sul corpo e, nel caso di Pasolini, richiama forse l’immortalità della sua letteratura.
La capacità di esprimere i propri stati d’animo e la propria visione del mondo attraverso l’uso sapiente dei colori e la trasposizione in “simbolo” della realtà è una dote eccezionale che permette di raccontarsi, ma allo stesso tempo di proteggersi da occhi indiscreti. In due, delle opere esposte emergono chiari questi elementi. La prima è sicuramente “Autoritratto immaginario” in cui l’artista dipinge il suo alter ego, calato in uno di quei mondi a lei tanto cari, con la faccia coperta da una maschera. “Il volto coperto – mi spiega – vuole mettere in evidenza la parte più chiusa e timida di me”, eppure quella dama misteriosa sembra voler dire all’osservatore: “chi ha coraggio mi segue, fuori dai mondi razionali, nei meandri della fantasia, dove le leggi non rispondono più alla fisica”. Questa idea viene richiamata anche nella tela in cui Cristina Brunacci, ispiratasi al protagonista di “Labyrinth”, pone un barbagianni all’ingresso di un universo parallelo, un mondo bellissimo, pieno di luce, che contrasta con l’oscurità che ci potremmo lasciare alle spalle se volessimo, ma “ci vuole coraggio per farsi guidare al di là della linea d’ombra” sembrano voler dire i grandi occhi dell’animale notturno.
Cristina Brunacci è nata a Forlì il 28 aprile del 1977, si è diplomata all’Istituto d’arte, specializzandosi in decorazione pittorica e restauro. Dal 1997 si occupa di progetti grafici e illustrazioni editoriali. Da anni collabora con il gruppo Cartorama spa e per la casa editrice Il Rubino di Napoli ha illustrato testi per le scuole. Ha collaborata per Anna’s Tales, alla clinappatura di alcuni episodi del cartone in onda su Rai due. Ha al suo attivo mostre di pittura, personali e collettive. E’ stata riconosciuta Maestra d’arte Accademica artesiana, Accademica dei Nuovi Filergiti Romagnoli ed Accademica dei Benigni. Recentemente ha illustrato il libro di favole per bambini e genitori “Pensieri di carta” scritto da Laura Stradaroli ed ha realizzato la grafica del fumetto “la lòzla” periodico a cura del Centri Informatico Anffas Forlì, che ha come obiettivo la rivalorizzazione del dialetto nelle scuole. Vive e lavora a Forlì.