Il “Rosso” di Montelupo Fiorentino
Di nuovo il prof. Lanzetta, recentemente, faceva un’altra importante scoperta che anticipava al 1508 l’esistenza di questa famiglia fiorentina del “granchio”.
Così ha scritto recentemente (2004) il prof. Lanzetta nel sito del Comune di Tuscania:
“A Tuscania la Famiglia Brunacci arrivò nei primi del cinquecento, visse e si moltiplicò per 450 anni. Erano molto prolifici tanto che nel 1600 li troviamo a Viterbo e nelle Marche, da dove si spostano verso Roma e Mentana, grazie al loro più illustre membro, il grande Cardinale Ercole Consalvi.
Questi nelle sue “Memorie” ricorda essere “Brunacci” e che il suo cognome deriva essere da suo nonno, che a ragione della ricca eredità, assume il cognome della mamma Giulia Consalvi.
Nei due Catasti del 1537 e del 1552, che abbiamo nell’Archivio comunale di Tuscania, vengono citati come proprietari di quella Domus magna, sita in via Cavour, sul cui portale campeggia il loro stemma: “di ROSSO al GRANCHIO montante d’argento, accompagnato da due stelle d’oro, una in capo e l’altra in punta” (Dizionario Araldico di Piero Guelfi Camaiani).
I colori coincidono con quelli del “Rosso di Montelupo (1508)” e con quelli successivi dei Brunacci Tuscanesi: “d’oro a tre fasce di nero”.
Ho scoperto quattro granchi nel piatto Rothschild (così chiamato, in seguito, da quando la famosa famiglia francese ne era venuta in possesso) quando, 5 anni fa, ho trovato una sua foto nella rivista Medioevo del febbraio 1999.
Nei 40 anni vissuti a Roma, nei 15 che sto vivendo nell’Alto Lazio, ho disegnato più di 3000 stemmi.
Il primo ed unico “granchio” usato come figura centrale in un’arma, è quello dei “Brunacci”, ricca famiglia Pisano-Fiorentina.
Pietro Lanzetta”
Il Lanzetta approfondisce il suo studio con cenni storici, da “Le grandi famiglie italiane” di Volker Reinhardt, sull’esodo di famiglie fiorentine da Firenze:
Acciaioli: Donato, 1429-78, il più illustre.
Albizzi: Rinaldo, 1370-1442. Con il regime oligarchico fu sconfitto dall’ascesa al potere della fazione Medicea. Fu Rinaldo che nel 1433 mandò in esilio Cosimo, il quale tornò nel 1434 e Rinaldo fu mandato in esilio.
Carlo VIII: la sua campagna del 1494-95 portò alla cacciata dei Medici (ved. Baglioni p.70).
Brancacci: Felice, dopo il 1434, seguì in esilio suo suocero, Palla Strozzi, a causa di una congiura contro il Governo Mediceo. Gli ultimi Brancacci abbandonarono Firenze nel corso del Cinquecento.
Nel 1527-30 fu restaurata la Repubblica.
Aldombrandini: si trasferirono a Roma quando cadde la Repubblica nel 1530. I Medici presero a governare Firenze con forme monarchiche. Silvestro, 1499-1558, rischiò di pagare con la vita l’opposizione ai Medici.
Corsini: Rinaldo, 1478-1547, con la seconda cacciata dei Medici (1527) continua la tradizione dei nemici di quella famiglia. Bertoldo, 1500-1555, paga con la vita la resistenza a Cosimo I.
Barberini: in seguito alla presa di potere di Cosimo, Niccolò di Francesco (1492-1578) e suo fratello Antonio (1494-1559) abbandonarono Firenze perché troppo esposti come oppositori dei Medici.
I Brunacci, quindi, come afferma il Lanzetta, potrebbero essere arrivati a Toscanella nel 1530 ca. esuli da Firenze.