1819
Sonnino ed il brigantaggio
Eppure, anche se una volta sola, l’Artaud non potè fare a meno di criticare il Cardinale, quando, partito l’Imperatore e torato all’Amministrazione ordinaria dello Stato, il Cardinale, nel luglio successivo, diede ordine di radere al suolo l’intero paese di Sonnino, patria di numerosi fuorilegge, e di trasferirne altrove tutti gli abitanti.
Proprio così! Dove il Cardinale fallì pienamente fu nella lotta contro il brigantaggio. Qualsiasi tentativo di estirparlo, sia attraverso leggi repressive, che condanne capitali, non portarono a nessuna soluzione.
Sul brigantaggio dell’800 sono state scritte decine e decine di libri, ma a noi interessa riportare soltanto quello che il Cardinale voleva fare. Egli sperava che, punendo un paese intero, tutte le popolazioni dello Stato Pontificio avrebbero smesso poi di appoggiare i briganti.
Fortunatamente per Sonnino, l’attuazione del provvedimento fu fermato in tempo, ma non sappiamo da chi, se dallo stesso Cardinale o da Pio VII.
Così le bande dei briganti continuarono ad imperversare nello Stato Pontificio ben oltre la scomparsa del Cardinale.
L’Artaud ci racconta l’episodio meravigliandosi egli stesso, “conoscendo l’animo mite del Cardinale” di tale “crudele” ordine.
“Non ci arresteremo a lungo sul tentativo che fece il Cardinale Consalvi per reprimere i guasti che commettevano i briganti della città di Sonnino. Un editto dichiarava che tutti gli abitanti di quella città verrebbero deportati. Cominciossi a dare esecuzione a questa misura, a dire il vero, poco cauta e molto crudele.
Ma sventuratamente i rumori che correvano IN ITALIA di un rovescio di cose, impedirono al Cardinale di recare a questo male il rimedio saggio e prudente della religione e della pazienza”.
Contemporaneamente all’ordine di radere al suolo il paese di Sonnino, il Cardinale continuava ad aver grandi problemi con la sua salute.
Il 28 luglio del 1819 egli si trovava a letto con la febbre. Lo si legge in una lettera che egli fece scrivere al Cardinale legato di Forlì, Pietro Vidane.
“Trovandomi in letto con la febbre terzana doppia, scrivo all’E.V. di pugno altrui. La prevengo altresì che riceverà poche lettere d’ufficio, giacchè dolendomi la testa mi son dovuto limitare ai soli affari più urgenti”.
E, poi, così finisce nel post-scriptum: “Essendomi levato sangue in questo momento, non posso firmare io stesso questa lettera come mi ero proposto”.
L’Artaud ci racconta come andò a finire per Sonnino:
“Addì 16 di agosto la esecuzione di quell’editto era stata sospesa, ma la si riprese col 2 settembre. Si abbatterono varie case ed agli abitanti deportati si concedette una indennizzazione, essendo loro stato distribuito del bestiame ne’ luoghi a’ medesimi assegnati per novella patria.”