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1814-1815, il Congresso di Vienna

 1814-1815
Il Congresso di Vienna
Un altro smacco dovette subire Mons. Della Genga ancora ad opera del Cardinale. Egli sperava di poter rappresentare la Santa Sede almeno al Congresso di Vienna. Il Cardinale, purtroppo per lui, non lo ritenne all’altezza dei Talleyrand e dei Metternich.
Il Cardinale partì da Parigi il 20 di agosto, fu ospite a Stoccarda presso il Re del Wurttemberg ed arrivò il 2 settembre a Vienna, dove si stabilì in casa del Nunzio Mons. Severoli, il quale relazionò a Roma che il Cardinale si era ammalato, stremato dal viaggio compiuto sotto una pioggia torrenziale e senza aver dormito.
Dal novembre 1814 al giugno 1815 nel Congresso di Vienna il Consalvi tratta con altissima sapienza ed abilità gli affari della Santa sede.
Nel frattempo, a Roma, mentre il Cardinale ancora si trovava a Vienna, Pio VII provvede a ricostituire in tutto il mondo, il 7 agosto 1814, la Compagnia di Gesù, con la Bolla “Sollicitudo Omnium”. Essa era stata soppressa nel 1773 da Clemente XIV, il Papa che aveva preceduto Pio VI. In Russia era già stata ripristinata il 7 marzo 1801, mentre nel Regno di Napoli fu riconosciuta già il 30 luglio 1804.
Abbiamo lasciato l’Angelucci che ci stava raccontanto della partenza del Cardinale da Londra per Vienna:
Dopo questo felice e memorando viaggio in Inghilterra, ove fu quasi costretto a trattenersi abbastanza a lungo dalla straordinaria cortesia di quella Corte e della primaria Nobiltà, il nostro Cardinale avviossi alla volta di Vienna, dove l’attendeva un’opera assai più ardua e complicata tra quei grandi Ministri di tante Potenze, per la maggior parte avversi o per lo meno alieni dalla Religione Cattolica.
L’ambiente al certo non era punto favorevole per un ecclesiastico come Consalvi. Lungo sarebbe il narrare quanto ebbe a lavorare il nostro Cardinale in quella grave e decisiva circostanza per la Santa Sede. Basti perciò brevemente dire che, preceduto da ottima fama, venne accolto con compiacimento ed ogni riguardo da quei Signori del Gran Congresso. Colle sue maniere nobili, colla sua amabilità, cortesia, finezza e destrezza in pochi giorni si guadagnò l’ammirazione, l’affetto particolarmente dei rappresentanti della Russia scismatica, e della Prussia ed Inghilterra protestanti.”
Tutto questo ce lo conferma anche il Nunzio Cardinal Severoli, che in una precedente lettera scritta a Roma il 1 giugno del 1814, affermava che tutti i Diplomatici presenti a Vienna ritenevano il Cardinale come uno dei migliori Uomini di Stato viventi.
Il Wichterich conferma le parole del Severoli:
Consalvi nobiluomo di nascita e Principe della Chiesa, non era soltanto dotato di molti pregi, ma disponeva anche delle qualità che spesso abbiamo rilevato nella nostra narrazione e che lo distinguevano dagli altri partecipanti al Congresso: l’aspetto nobile e simpatico completava la sua personalità.
La sua vitamovimentata durante i due decenni della sovranità napoleonica, era diventata quasi una leggenda, e tutti sapevano ch’egli era il Diplomatico d’Europa che più frequentemente e più coraggiosamente aveva incrociato la spada con Bonaparte e perciò veniva considerato l’uomo il cui destino era stato determinato dalla sua naturale opposizione a Napoleone.”
Il Cassi è ancora più preciso:
L’opera svolta dal Consalvi al Congresso di Vienna, può giustamente definirsi il capolavoro della sua vita politica. Bisogna aggiungere poi che la natura lo aveva dotato di eccellenti qualità esterne, onde appariva in lui la distinzione del gentiluomo, che sapeva persuadre e convincere con lo sguardo e la parola, così che, se nella capitale gli davano il titolo di SIRENA ROMANA, a Vienna si diceva ch’egli era INSINUANT COMME UN PARFUM. La sua azione fu al Congresso indirizzata a due fini: politico il primo, artistico il secondo. (Ovvero) salvare le Legazioni e le Marche dalle bramose voglie dell’Austria e (recuperare) le meravigliose opere d’arte che erano state trasportate in Francia.”
Egli, dunque, fu accolto al Congresso, e fortemente appoggiato, dalla Russia, dalla Prussia e dall’Inghilterra, ma non dalla Francia e dall’Austria, pur essendo esse nazioni cattoliche. Il Cardinale capì perfettamente che l’appoggio di queste nazioni era dettato solo da motivi politici, ma, come si dice, “a caval donato non si guarda in bocca!”, e lui usò sapientemente e con grande furbizia e concretezza chi a sua volta lo voleva usare.
L’Angelucci ci conferma che “Le sue osservazioni furono ammesse e tenute nel debito conto, accolte quasi tutte le sue richieste, nonostante l’opposizione di alcuni potentissimi delegati delle potenze così dette cattoliche.”
Naturalmente l’Angelucci si riferisce ai soliti Talleyrand e Metternich, che questa volta dovettero passare la mano!
Personalmente non ho una buona opinione né stima del Talleyrand e me lo conferma, oltre al suo bel curriculum di “politico per tutte le stagioni”, anche e soprattutto l’episodio della di lui moglie. Madame Grand, ovvero Catherine Noele Worlee (1762-1835), già Grand, la quale gli fu imposta a moglie dallo stesso Napoleone, dopo essere stata una delle sue innumerevoli amanti! E’ vero che al tempo degli Imperatori Romani si è visto di peggio, ma vedere il grande Talleyrand, osannato da tutti gli storici, che si abbassa a questo, fa una certa impressione!
Ma andiamo ad altri fatti che riguardano in particolare e personalmente questi due “potentissimi delegati delle potenze così dette cattoliche”, ovvero Talleyrand e Metternich.
I fatti dicono che vi è una lettera del 6 giugno del 1814 di Mons. Della Genga, quando si trovava ancora a Parigi, in cui scrive di essere stato contattato da un noto personaggio dell’Ambasciata Austriaca, il quale gli aveva rivelato e spiegato che a Vienna tutto era già deciso, a meno che … non si prendesse una scorciatoia, interessandosi direttamente del Ministro (Metternich), tentando di “ammansirlo”.
Padre Wichterich ce lo conferma:
Il Pontefice respinse il metodo della corruzione” – quindi il Cardinale è fuori! – “Il progetto di corruzione proposto da Della Genga al Papa (si legga cosa pensa e scrive il Silvagni di Mons. Della Genga) non può meravigliare nessuno che sappia come in tutti i tempi le armi della diplomazia siano più quelle di Mercurio che quelle di Marte e che se ammiriamo lo splendito trionfo riportato al Congresso di Vienna da Talleyrand, rappresentante della Nazione vinta, dobbiamo sapere che per sua iniziativa fu dato al Principe diMetternich, Primo Ministro d’Austria, un milione di franchi; un milione lo ricevette il Conte di Nesselrode, Primo Ministro di Russia; un milione Lord Castlereagh, Primo Ministro d’Inghilterra, e 600.000 franchi ciscuno degli altri trattanti di second’ordine”.
Chi ha rivelato “tale grandezza politica di Talleyrand” è stato il Vaulabelle (quindi un francese!)che nella sua «Histoire de deux restaurations» afferma che per consiglio di Tallyerand furono tolte alle casse quasi vuote 8 milioni di franchi, che furono registrati come “gratificazioni”.
Quindi, Luigi XVIII sapeva ed approvava!
Il denaro distribuito da Talleyrand, continua Padre Wichterich, per corrompere gli avversari, aveva portato buoni frutti al suo Paese (pur sconfitta, la Francia ottenne gli stessi confini del 1789!) e lo aveva non solo riabilitato agli occhi del resto del mondo (forse era meglio dire “dei francesi”), ma anche fatto salire al grado di negoziatore di apri diritti nelle discussioni decisive di Vienna.”
Ed il nostro Cardinale?
Come continua a raccontarci il Wichterich, “si era dovuto far dare a Parigi dai banchieri Goupy e Busoni 17.000 franchi, da addebitare ai loro corrispondenti di Roma. Usò una parte considerevole di questa somma per comprare una carrozza da viaggio, al posto dell’altra che si era rotta in due. Nella sua relazione a Roma si scusò quasi per questa spesa. Il Consalvi lavorò fino dal primo giorno, partecipò a quelle cerimonie in cui sapeva d’incontrare le principali personalità e, di quanto in quanto, andava dall’Ebreo Arstein che gli prestava del denaro quando i suoi mezzi minacciavano di esaurirsi.”
E gli altri Congressisti cosa facevano?
Un invito succedeva all’altro, le gite al Prater e nel Bosco viennese, le serate di giuoco e di danze non avevano fine. La catena delle visite diplomatiche, dei ricevimenti di Sovrani e Ministri, dei banchetti, delle cerimonie di gala, dei balli, degli inviti scambievoli non ebbe più fine. Consalvi paragonò spesso il Congresso alla torre di babele, a cui lavoravano muratori abili ed inetti.”
Dall’Angelucci veniamo a sapere che il segretario personale del Cardinale era un certo Don Mazio. Egli era il “Segretario della lettere latine, latore dei dispacci del Cardinale Consalvi”. E’ giusto che anche lui esca dall’anonimato e viva di luce riflessa grazie al Cardinale, come accade allo stesso Cardinale grazie a Napoleone.
Ma chi erano i Delegati al Congresso?
Il Cardinale Ercole Consalvi per la Santa Sede; l’Austria era rappresentata dal Principe di Metternich, il quale fu nominato Presidente del Congresso; il “solito” Talleyrand rappresentava la Francia, c’era la Russia, l’Inghilterra con Lord Castlereagh, la Prussia con il Principe di Hardenberg ed il Barone di Humbold; la Svezia, la Spagna, il Portogallo.
Oltre ai primi ministri di questi Stati, erano presenti rappresentanti anche dei Paesi Bassi e Nassau, della Danimarca, della Sardegna, della Baviera, della Toscana, ma anche l’Imperatore Alessandro di Russia, i Re di Prussia, di Danimarca, di Baviera, e di Vitemberga, l’Elettore d’Assia, il Gran Duca di Baden, i Duchi di Sassonia Weimar, di Brunswich, di Nassau, di Coburgo.
E, naturalmente, anche Maria Luisa, la moglie di Napoleone, la quale ottenne il Ducato di Parma, dove visse felice e contenta con il suo amante e futuro marito il Conte Adam Adalbert Neipperg, mentre Napoleone l’aspettava supplicandola all’Isola d’Elba. Maria Luisa era più giovane di Napoleone di ben 22 anni. La sua vita non termina, dopo Napoleone, con il Conte di Neipperg. Avrà modo di sposarsi per la terza volta con il Conte Charles de Bombelles.
In una biografia su Beethoven si dice che il 29 novembre 1814 egli dirige un concerto in onore dei Rappresentanti al Congresso di Vienna, presentando le opere La Vittoria di Wellington, la Settima Sinfonia ed esegue per la prima volta Il Glorioso Momento Opera 36.
Con il Congresso di Vienna viene definitivamente abolita in Francia la Tratta degli schiavi, che era stata reintrodotta nel 1803 proprio da Napoleone.