1810
ILS N’OSERONT PAS!
Ma arriva il momento in cui la goccia fa traboccare il vaso e tutto precipita!
“Ciò non ostante, o che l’Imperadore non fosse intieramente convinto, o che dissimulasse, com’è più probabile, nella seconda volta che io lo vidi alla occasione della solita udienza che dava in tutte le domeniche (a cui io nel corso di 5 mesi o più intervenni solo 4 volte), nel vedermi con gli altri Cardinali, mi diresse la parola con volto sereno e aria di bontà, dicendomi: «Come va la salute? mi parete un poco più ingrassato», al che io non risposi che con una riverenza.
Nella udienza mi disse la stessa cosa. Ma, prima che io riferisca il di lui contegno con me nella quarta, devo premettere la narrativa di ciò che diede poi luogo alla gran catastrofe mia e dei 12 Cardinali, che mi furono compagni nella medesima.”
Il Cardinale era riuscito, nonostante tutto, a portare sulla sua linea ben 12 Cardinali! Evidentemente non è stato un buon affare per Napoleone costringere il Cardinale a raggiungerlo in Francia. Se lo avesse lasciato agli arresti domiciliari a Roma si sarebbe risparmiato un sacco di problemi.
“Io vivevo in Parigi ritiratissimo, non intervenendo mai, come ho detto, ad alcun pranzo, nè ad alcuna assemblea e frequentando solo due case di mia antica conoscenza, una d’Italia e francese l’altra. Ma ecco che si approssimò il tempo del matrimonio, che l’Imperadore era per contrarre con una Arciduchessa d’Austria.”
Lo stesso matrimonio religioso che fu celebrato in fretta e furia tra Napoleone e Giuseppina prima di essere incoronati imperatori, ora diventava di impedimento al nuovo matrimonio voluto da Napoleone con Maria Luisa d’Austria.
“Questo avvenimento dava luogo a gravissimi e amarissimi pensieri, si considerava che il matrimonio precedente era stato sciolto quanto al vincolo sacramentale con una sentenza della Officialità di Parigi, confermata dalla metropolitana, che ne aveva dichiarata la nullità.
Questa procedura sembrò a 13 Cardinali, nel numero dei quali io fui, illegale e illegitima, per la incompetenza dell’autorità, credendo noi che le cause dei matrimonii dei Sovrani appartenessero esclusivamente alla S. Sede, la quale, o direttamente, o per mezzo di Cardinali o Vescovi suoi legati, o di Concilii pure presieduti da suoi legati, le aveva da tanti secoli sempre giudicate.
Gli altri Cardinali in numero di 14 (senza comprendervi il Card. Caprara che era alienato dai sensi, e quasi morente, nè il Card. Fesch che era giudice e parte in tal causa come quello che aveva, con le facoltà del Papa residente allora in Parigi, uniti egli stesso, nella vigilia della incoronazione, in matrimonio ecclesiastico l’Imperadore e la Imperadrice Giuseppina e poi con la anzidetta sentenza della sua Officialità aveva dichiarato nullo quel matrimonio medesimo), gli altri Cardinali, dico, in numero di 14, non credevano di convenire nel nostro sentimento, malgrado che ne fossero da noi interpellati, comunicandogliene le ragioni, benchè poi lo negassero per iscusare la loro condotta, circostanza che non posso omettere a danno della verità in questo racconto.”
Il Cardinale continua ad essere molto severo con i suoi colleghi. Non dimentichiamo, però, che queste “Memorie” venivano scritte per documentare a futura memoria gli avvenimenti di cui il Cardinale parla e non per rimproverare alcuno.
“Ma noi non ci contentammo di manifestare il nostro sentimento ai suddetti nostri colleghi. Per mezzo del nostro più anziano, ch’era il Card. Mattei, noi lo manifestammo lealmente e francamente allo stesso Card. Fesch, zio dell’Imperadore e tanto interessato nell’affare, il quale doveva anche fare la funzione del nuovo matrimonio.
Noi gli facemmo dire che avendo noi giurato di mantenere illesi i diritti della S. Sede e credendoli noi lesi nello scioglimento del matrimonio dell’Imperadore per l’anzidetta ragione, non ci credevamo permesso in alcun conto di potervi assistere, autorizzando con la nostra presenza un tale atto come legitimo, e perciò lo prevenivamo del nostro proponimento, acciocchè a scanzo di publicità e altre conseguenze in affare sì grave e delicato, avesse procurato di non fare invitare i Cardinali, o almeno non tutti, giacchè essendoci fra essi un numero che non pensava come noi, se si fosse, sotto il pretesto della ristrettezza del luogo, invitata solamente una certa porzione del nostro Collegio, come si faceva del Senato e del Corpo Legislativo, il numero dei nostri, che, non pensando come noi, vi interverrebbe, basterebbe all’oggetto del limitato invito e la nostra mancanza non produrrebbe nel publico quelli effetti, che non mancarebbe sicuramente di produrre se, invitandoci tutti, non fossimo noi intervenuti.
Noi non potevamo mettere più di prudenza, di lealtà, di franchezza e di riguardi in sì delicato affare, nel quale d’altronde è facile imaginare quanto dovesse costarci il passo del non intervenire, trattandosi di ferire 1’Imperadore nella pupilla degli occhi, come suol dirsi.”
In effetti la soluzione proposta a prima vista era più che accettabile! Ma, in verità, il problema era molto più profondo.
Napoleone non poteva rischiare che, mutando un giorno la situazione politica, i suoi futuri figli, non essendo riconosciuto il secondo matrimonio, potessero perdere la loro eventuale eredità, essendo figli non legittimi.
La reazione di Napoleone, quindi, fu netta e minacciosa: ILS N’OSERONT PAS!