1805
L’EUROPA IN FIAMME
Napoleone entra nello Stato Pontificio
Siamo dunque nel 1805, un anno con molti alti e bassi per Napoleone: a marzo l’Imperatore cinge la Corona Ferrea; a giugno si annette la Repubblica Ligure; in agosto si forma la 3° Coalizione anti-Francese e in ottobre Nelson distrugge la flotta franco-spagnola nella celebre battaglia di Trafalgar.
Ma non meno drammatica per lo Stato Pontificio fu l’occupazione di Ancona da parte delle truppe francesi, avvenuta nel novembre successivo e senza “casus belli”!
Intanto le idee rivoluzionarie attraversano anche l’Atlantico. In mezzo a tutto questo, un ragazzo venezuelano, ammiratore di Napoleone e giunto nello stesso anno dell’alluvione a Roma, pronunciò il 15 agosto del 1805 a Montesacro, dove fu edotto dal suo accompagnatore sul famoso episodio ivi avvenuto nel V secolo a. Cr., ed appunto esaltato dallo spirito delle guerre napoleoniche, quel famoso giuramento che in Venezuela viene imparato a memoria nelle scuole.
Era Simón Bolívar, a cui a sua volta si ispirò lo stesso Garibaldi. Bolívar, tornato in Venezuela, in soli sei anni portò all’indipendenza dalla Spagna il suo paese, a cui seguirono la Colombia, l’Ecuador, il Perù e la Bolivia. Insomma, nel 1805 non solo l’Europa, ma tutto il mondo era in fermento.
E, mentre il giovane Bolívar ripartiva da Roma ed iniziava la sua “napoleonica” avventura in Venezuela, per il nostro Cardinale iniziavano invece problemi molto seri, di cui ne avrebbe sicuramente fatto volentieri a meno.
“Ma si avvicinava intanto l’epoca, che doveva portare seco i grandi rovescii dello Stato e Governo Pontificio e del Papa stesso, non meno che i miei.”
Il Cardinale Fesch e l’Imperatore prenderanno in una morsa lo Stato Pontificio costringendo Pio VII a dimettere il Cardinale da Segretario di Stato, cosa che avverrà nel giugno del 1807.
Certo che fa una certa impressione vedere un Cardinale, Ministro della Santa Sede e contemporaneamente Ministro dell’Impero, che provoca l’occupazione dello Stato Pontificio e fa dimettere il suo Capo del Governo. E pensare che il Fesch era stato appena nominato proprio da Pio VII come Arcivescovo di Lione nel 1802 e Cardinale nel 1803!
“La invasione e occupazione della città e fortezza d’Ancona, fatta improvisamente dalle truppe francesi, senza alcuna apparente ragione, senza officio alcuno preventivo, fu ciò che diede poi causa al successivo sviluppo di tutto il resto.
Il Papa, che oltre ai riguardi dovutigli, e come Papa e come Sovrano, credeva che la recente sua andata a Parigi per incoronare l’Imperadore gli dasse dei titoli perché glie se ne avessero anche dei personali, sentì vivissimamente quel fatto, il quale comprometteva tanto anche lo Stato e la S. Sede, facendo che perdessero la loro neutralità in quella guerra, se non si fosse almeno veduto che il Papa reclamasse francamente e manifestamente contro una tale infrazzione. Quindi scrisse di pugno all’Imperadore Napoleone, che era allora alle porte di Vienna, reclamando che Ancona fosse subito evacuata e rispettata la sua neutralità e dolendosi del niuno riguardo che gli si aveva.
Nello stesso senso parlò al Card. Fesch, Ministro dell’Imperadore presso la S. Sede. Questa lettera e questi reclami rimasero molti mesi senza risposta.”
A questo punto il Cardinale fa un’acuta osservazione:
“L’Imperadore Napoleone volle prima assicurare la pienezza delle sue vittorie, onde regolare la risposta medesima, svelando i suoi disegni, o differendo ciò ad altro tempo, secondo che la sorte delle armi lo avesse più o meno favorito. La gran vittoria di Austerlitz e la pace di Presburgo lo misero a portata di non più tardare a manifestarsi.”
L’Imperatore Napoleone vince la Coalizione avversaria prima ad Ulma il 14 ottobre 1805 e poi ad Austerlitz il 2 dicembre dello stesso anno. L’Imperatore Francesco I viene costretto, con la pace di Presburgo firmata il 26 dicembre, a rinunciare a vasti territori.
Cade definitivamente il Sacro Romano Impero e nasce la Confederazione del Reno.
L’Europa intera è in mano a Napoleone, con esclusione dell’Inghilterra, la quale nel frattempo aveva riportato la famosa vittoria di Trafalgar contro la flotta franco-spagnola capitanata da Pierre Charles Villeneuve.
Orazio Nelson era il comandante della flotta Inglese quando quel 21 ottobre di 200 anni fa portò i suoi alla vittoria, purtroppo per lui a caro prezzo, perché egli stesso fu ucciso in battaglia da “un proiettile di un moschetto che ne ha attraversato il corpo.”
A dire il vero “non fu esattamente ucciso in battaglia”. Il fatto è che in Marina una volta c’era un senso altissimo dell’onore militare. I Comandanti si vestivano delle loro migliori uniformi e si mettevano in bella vista. Con il risultato che erano un facile bersaglio per gli avversari, mentre i cannoni miravano agli scafi. Quindi non si è trattato di un colpo che lo ha colpito a caso. Nelson è semplicemente morto per questa stupida usanza.
La vittoria navale di Trafalgar fu di fatto una vittoria di Pirro (in seguito si rivelerà invece determinante), perché essa fu di fatto la causa principale della vittoria napoleonica in Austerliz, la quale nasce, per assurdo, proprio come conseguenza di questa sconfitta.
Infatti, Napoleone, che stava preparando lo sbarco in Inghilterra ed aveva già raccolto più di 200.000 uomini sulle coste della Normandia, vista l’impossibilità di poter attraversare la Manica, decide improvvisamente di rivolgere la sua Armata contro le forze Alleate di terra sbaragliandole, appunto, ad Austerliz.