26 novembre 1801 (o 1804?)
Don Alberto Persiani di Toscanella
Tornando invece all’iperattivo Cardinale che si muove in stile “carbonaro” durante il suo esilio da Roma, che non si ferma un solo momento, riuscendo in soli due anni a mettere lo zampino nel Conclave di Venezia ed a rompere i … piani a Napoleone (da cui a sua volta ne verrà ricambiato con gli interessi), lo troviamo che, tornato a Roma, si dedicherà soprattutto ad amministrare saggiamente la città senza “buttare via” i miglioramenti fatti ed ottenuti dai Francesi durante l’occupazione militare pre-Pio VII.
Nel dicembre del 1801 fu regolata la sua posizione cardinalizia con il conferimento del Suddiaconato e del Diaconato e, mentre Napoleone continuava la sua ascesa con la Presidenza della neo-Repubblica Italiana e con la carica di Console a vita, il Cardinale ricorda, invece, con enorme dolore la morte di Don Aldo Persiani, quel ragazzo divenuto sacerdote, grazie a Gregorio Brunacci e Maria Angela Perti, nonni del Cardinale.
Alberto Persiani di Toscanella, divenuto sacerdote, prese in mano l’amministrazione di tutte le sostanze Perti e Consalvi e, di fatto, fu un secondo tutore per i “giovani Consalvi”, dopo la morte del Cardinale Negroni.
“Io ricevei verso quello stesso tempo uno dei colpi tanto sensibili al mio cuore, che così spesso ha dovuto piangere la perdita delle persone più care. Fin dalla età di 5 anni era entrato nella mia casa, dove poi si avanzò e divenne sacerdote, un tal Don Alberto Persiani, uomo di una integrità senza pari e di somma abilità e attaccatissimo a me e ai miei fratelli e a tutta la casa mia.
Alla morte dell’avo (che quella del nostro padre avea preceduta, come ho detto in principio), egli ci rimase padre e custode e tutto, servendosi il Cardinal Negroni, nostro tutore, intieramente della di lui opera per la fiducia Somma che in lui aveva. Egli mi aveva date tali e tante riprove di un amor senza esempio ed aveva tanti titoli alle mie obligazioni e al mio amore, che io gli ero attaccatissimo. Quindi la di lui morte, in età non senile, non potè non riescirmi sensibilissima.”
I Persiani di Toscanella erano gli amministratori voluti da Gregorio Brunacci per tutelare i suoi possedimenti locali. Dal Cardinale veniamo a sapere che il nonno Gregorio Brunacci aveva accolto in casa Don Alberto Persiani già all’età di 5 anni facendolo studiare fino al sacerdozio, per cui da parte della famiglia Persiani vi fu un grande sentimento di gratitudine verso i Brunacci prima e nei confronti del Cardinale poi.
Infatti di questa famiglia, con la quale il rapporto come si vede diventa affettivo, ne sentiremo ancora parlare al momento che i beni del Cardinale verranno sequestrati per la seconda volta dal Governo Francese.
Il Cardinale ricorda nel suo testamento sia Don Alberto Persiani con
“50 messe ogni anno, per il riposo dell’anima di Don Alberto Persiani, da celebrare nella chiesa di San Marcello al Corso, il 26 novembre, giorno dell’anniversario della sua morte, con l’offerta di tre paoli.”,
sia la famiglia Persiani che ancora viveva a Toscanella:
“Alla famiglia Persiani, il capitale di scudi tremila dovuti dal Sig. Conte Fabrizio di Terni.”
Presso l’Archivio di Propaganda Fide, nel faldone n. 1, vi è la documentazione completa sui beni di Toscanella, gestiti appunto per 30 anni da Don Alberto Persiani. In un appunto si legge: “dal 1767 fino alla sua morte (di Don Alberto Persiani) avvenuta nel novembre del 1804”.
Se è così, il Cardinale si è sbagliato di circa tre anni, visto che egli ne fa risalire nelle sue memorie la morte al 1801.