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1800, rientra a Roma al seguito di PIo VII

3 luglio 1800
PIO VII RIENTRA A ROMA
Il Papa, i Cardinali ed il Pro-Segretario, Mons. Ercole Consalvi, rientrano a Roma, partendo da Venezia per mare e poi via terra.
L’ingresso in Pesaro e poi in Fano, Sinigaglia, Ancona, Loreto, Macerata, Tolentino, Foligno fu un continuo trionfo”, così continua nelle sue memorie il Cardinale.
Fu in Foligno, che il Marchese Ghislieri, Ministro dell’Imperadore, fece la restituzione dello Stato Pontificio, da Pesaro fino a Roma, che era occupato dalle armi Imperiali, ed io lo annunciai ai sudditi pontificii con un editto, che ivi promulgai con le stampe.”
Nel frattempo il Wichterich ci informa che a Roma “I patrioti che avevano compilato l’atto di creazione della Repubblica e della deposizione del Papa furono cacciati dal paese. Due dei Consoli di questa Repubblica Romana, Dematteis e Zaccaleoni, caduti nelle mani della popolazione indignata, dovettero subire il trattamento che due anni prima il Governo Consolare aveva ideato per il Consalvi: solidamente legati, furono riportati a Roma a dorso d’asino come delinquenti e dovettero sopportare per tutta la strada lo scherno e le percosse del popolini. A Roma i soldati del Re di Napoli avevano sostituito i Francesi.”
Insomma, tra i Francesi che portarono la libertà e la Repubblica, ed i liberatori Napoletani ed Austro-Russi, alla fine il popolo dell’ex Stato Pontificio, stanco delle ruberie e delle oppressioni delle varie fazioni di liberatori, decise, pur di aver finalmente un po’ di pace, che era meglio non essere liberati!
Questa era la situazione al momento del rientro di Pio VII a Roma.
Si continuò il viaggio fino a Roma, che in quei giorni era pure stata restituita dal Re di Napoli alla S. Sede con lo Stato fino a Terracina, e come fu un continuo trionfo il resto del viaggio da Foligno a Roma, così lo fu 1’ingresso in quella capitale (3 luglio 1800), alla di cui distanza di 10 miglia fu il Papa incontrato dalla numerosa truppa napolitana, che lo scortò fino al Quirinale. Il popolo fu ad incontrarlo a qualche miglio dalla città, al di cui ingresso era tutto il corpo della Nobiltà in due grandi palchi ai lati di un arco trionfale, che gli si era eretto a di lei spese.
Il Papa era nella prima carrozza coi due Cardinali Braschi e Doria, coi quali aveva fatto il viaggio da Pesaro in poi, avendolo preceduto gli altri due, che gli erano pure stati compagni nella navigazione.
Nella seconda carrozza erano con me gli altri tre prelati, Segretario dei Memoriali, Maggiordomo e Maestro di Camera.
Il posto, che io coprivo di Pro-Segretario di Stato, mi rendeva, dopo il Papa, il primo oggetto della pubblica attenzione.
Non potei non fare riflessione sulla varietà delle umane vicende, nel considerare in quale qualità io rientravo in quella stessa città, che, poco più di due anni prima, mi aveva veduto partirne in mezzo a 18 galeotti ed era stata sul punto di vedermi girare per le sue strade su di un asino, frustato dai sbirri.”
Bella questa chiosa che esprime il suo stato d’animo, a distanza di 12 anni da quel giorno da lui ricordato e, come si vede, mai dimenticato.