1798
NAPOLI
LA METAMORFOSI DEL CARDINALE
Questo esilio a Napoli cambierà sostanzialmente il carattere del Cardinale da schivo amministratore dello Stato Pontificio a scaltro politico.
Una metamorfosi improvvisa, generata molto probabilmente, anzi direi a questo punto “sicuramente”, dal Cardinale di York, che si era precedentemente già rifugiato a Napoli.
Infatti fu proprio il Duca di York, che riuscì ad ottenere il passaporto per il Cardinale consentendogli di lasciare Terracina e di entrare finalmente nel Regno di Napoli.
“Tutti i tentativi riuscirono nel principio inutili, anche per mezzo di chi aveva molto accesso alla Regina, tanto grande era l’interesse che si metteva in Napoli nel non incominciare ad aprire la porta agli espulsi da Roma.
Alla fine la vanità del Gen. Acton venne al mio soccorso. Avendogli chiesto caldissimamente un passaporto per me il Card. Duca d’York, che fino dall’epoca del cambiamento del Governo in Roma si era rifugiato nel Regno di Napoli, egli fu sommamente lusingato che il legittimo Re d’Inghilterra (egli era inglese) chiedesse a lui una grazia.
Così ottenni il passaporto che esprimeva un permesso di dimora in Napoli per 3 soli giorni, essendosi però detto all’orecchio del Card. Duca, che vi sarei rimasto quanto tempo avessi voluto.”
A questo punto, molto probabilmente, il “futuro” dello Stato Pontificio, e anche “personale” del Cardinale, si può dire che inizia qui.
I due mesi di colloqui tra il Duca di York ed il Cardinale molto probabilmente saranno stati improntati, soprattutto da parte del Duca, sui possibili risvolti politici, nel caso il Papa, ormai vecchio e malato, avesse lasciato vacante la sede pontificia. I due, in questi due mesi passati insieme, decidono piani e riallacciano contatti con gli altri Cardinali dispersi.
Ma torniamo un attimo a Roma. Siamo ai 17 di luglio del 1798 e in Piazza di Spagna viene acceso un simbolico falò, dove però bruceranno, non tanto simbolicamente, una buona parte dei registri dei processi istruiti nei secoli dal Tribunale dell’Inquisizione. A Roma la situazione è incandescente.
Tre giorni dopo, il 20 luglio del 1798, il Cardinale si decide finalmente a partire da Napoli con il piano di raggiungere il Papa, sicuramente con un chiaro messaggio da parte del Cardinale di York. Ma non fu proprio facile partire! La Corte cercava di portare il futuro Conclave a Napoli.
“(La Corte di Napoli) era entrata per fini politici nella idea, che il nuovo Papa, la di cui epoca si vedeva vicinissima per la decrepitezza e le infermità del Papa vivente, si facesse in Napoli e risiedesse in Napoli, giacché avendo il Papa nelle mani, si pensava di avere in lui una difesa del Regno, profittandone per infiammare i popoli e dichiarare anche una guerra di Religione in caso di attacco per parte dei Francesi.”
“Quindi non solo si impediva ad ogni Cardinale e prelato, che fosse in Napoli, il partirne, ma si faceva di tutto per attirare colà quelli che erano nei Stati Veneti, allora Austriaci, ad oggetto che il Conclave si facesse in Napoli.
In tali circostanze era quasi impossibile di ottenere il passaporto per partire da un luogo, per entrare nel quale io avevo tanto pregato per ottenerlo.
Io riflettei che non avevo altro mezzo plausibile e decente, che quello di pretestare una chiamata del mio zio il Card. Carandini, che dimorava in Vicenza nei Stati Veneti, quasi che egli, in avanzata età e solo, mi chiamasse per assisterlo.
Con questo pretesto mi riuscì a grande stento di avere il passaporto e mi imbarcai, dopo un soggiorno di più di due mesi, verso la metà di agosto.”
Bene, ora abbiamo la prova che nel 1798 lo zio Filippo, il Cardinale Carandini, morta la sorella Claudia, era tornato nel Veneto.
A Roma, ormai, il Cardinale aveva solo il fratello Andrea ed il cugino Parisani, mentre a Toscanella vivevano ancora gli zii ed i cugini Brunacci.