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(A16) Claudia Carandini

(A16)
CLAUDIA CARANDINI
Nelle seguenti lettere, ritrovate dal sottoscritto, abbiamo altre notizie dirette su Claudia Carandini.
Il Cardinale Filippo Carandini ci dà notizie di prima mano.
Così scrive da Spoleto, mentre si trovano in viaggio per Tolentino: “La sorella è qui meco, non ha voluto lasciarmi” (1792, 29 agosto).
Anche nel viaggio a Viterbo, verso la fine di agosto 1793, Filippo scrive: “Per commissione del Papa … dovrò poi procedere verso Viterbo. Ciò dovrebbe essere fra una quindicina di giorni …Io andrei in casa Battelli ove potreste venire anche voi: la Battelli ancora non ne sa nulla, come nulla ne sa la nostra sorella Consalvi” (1793, 7 agosto).
Che il cardinale Filippo e la sorella avessero le medesime frequentazioni è confermato dalla stessa lettera:
“Monsignor … Uditore di Rota per la nazione tedesca fra una dozzina di giorni va a Bologna, e stando ivi vuole per un giorno venire a Modena. E’ moltissimo amico della sorella e mio. La prima lo ha pregato di venire ad alloggiare da voi. Se voi sarete in Modena potete fargli questa attenzione; se no potrà farla vostra moglie. Non mi ricordo se voi lo conosciate e lo abbiate veduto in Tolentino”.
Le feste in Roma nella seconda metà del Settecento certamente non mancavano, come racconta Filippo:
Domenica sera avessimo una bella festa da ballo in casa dell’ambasciatore di Venezia, lunedì una corsa di berberi ed una festa più bella in casa Ruspoli. Ieri sera una simile nella villa del cardinale Alessandro Albani. Veramente il caldo e la folla della gente li rendono godibili per metà” (1775, 12 luglio).
Nonostante Claudia fosse sempre insieme al fratello Filippo, spesso e volentieri, andava via da Roma per recarsi a Tolentino, dove viveva la sorella Anna, sposata con Domenico Parisani.
La sorella conta di partire di qui nella prima metà di maggio e di andarsene a Tolentino e di fare anche una scappata a Pesaro per vedere Donna Angela. Siccome in quella casa manca tutto, così gli ho detto che faccia capo da Donna Angela per provvedersi di tutto l’occorrente dalla pila fino alle lenzuola” (1776 aprile).
Altra meta era, infatti, Pesaro, ma anche là la casa Carandini non era decisamente accogliente:
A Pesaro non vi è nulla, eccettuati i letti che sono cattivissimi: assolutamente non è casa da portarvi una signora, un uomo si accomoda a tutto e voi potreste andarvi, ma per vostra moglie è vergogna di condurvela. Incominciando dalla pila di cucina sino ai mobili di uso per la persona, manca esattamente tutto. Per farvi una scappata voi, che servirebbe ancora a dare un’occhiata a quegl’interessi, non crederei che ci volesse gran spesa. La sorella non spende in questo viaggio perché l’arcidiacono Parisani viene a prenderla e la riporta a tutte sue spese” (1776, 24 aprile).
“Ho fatta la vostra ambasciata alla sorella che aspetterà le vostre grazie nella maniera che voi accennate. L’arcidiacono Parisani che è venuto a prenderla arrivò qui ieri e partirà poi con lei il venerdì subito dopo il Corpus Domini” (1776, 29 maggio).
La sorella vi saluta e lo stesso fa l’arcidiacono: partono di qui il giorno dopo il Corpus Domini” (1776, 1 giugno).
“La sorella non è ancora partita, ma dopo domani si mette in viaggio. Alla medesima ho fatte le vostre parti” (1776, 5 giugno).
Claudia effettivamente parte e va dalla sorella Anna, ma:
”Il sig. Domenico (Parisani) ha avuta in questi giorni la disgrazia di perdere sua madre, come a voi scrivono Claudia ed Annina. La prima non è partita per la fiera di Senigallia come aveva destinato, sì per l’anzidetto accidente, sì per un po’ di raffreddore che ha sofferto” (1776, 27 luglio).
Claudia rientra in Roma in novembre, ma:
“l’arcidiacono Parisani che ha qui accompagnata la sorella, si è messo subito a letto con una pericolosa febbre di infiammazione e di più ha difficoltà e ritenzione di urina. Non mi aspettavo veramente questo imbarazzo” (1776, 23 novembre).
Il Parisani, infatti, fu colpito da una grave malattia e morì proprio in casa Carandini:
Ieri sera alle ore sei e un quarto, vale a dire mezz’ora prima di mezzanotte, morì qui l’arcidiacono Parisani”  (1776, 30 novembre).
Insomma a quei tempi si continua a morire facilmente per infezioni che oggi si curano altrettanto facilmente con gli antibiotici.
Scopriamo dalle lettere, che Claudia è solita, indicativamente nel periodo da settembre a marzo, recarsi e rimanere a Tolentino. Certamente dal gennaio 1780 dimora a Roma la nipote, con la quale parte il 17 ottobre di quell’anno nuovamente per Tolentino.
Claudia non sempre segue il fratello, soprattutto allorquando questi, nel periodo invernale, si trasferisce a Monte Citorio:
Ancora non sono andato a stare a Monte Citorio, ma ci vado domani sera. La sorella non può venire con me perché non vi è luogo per la medesima. Li tribunali non si riaprono se non dopo l’Epifania; per questo mi sono preso tempo per andare a stanziare a Monte Citorio … La sorella è tornata e gli ho fatte le vostre parti e la medesima vi ringrazia distintamente” (1782, 3 gennaio).
“Sono già tornato a casa e da casa scrivo la presente. Temevo fredda questa residenza dopo aver abbandonato l’altra di Monte Citorio che per l’inverno era ottima e caldissima” (1785, 2 marzo).
Nella lettera successiva leggiamo che nello stesso anno, Claudia tornerà da Tolentino solo nel maggio 1785 (1785, 18 maggio).