1796
La morte della madre
Il mese successivo alla discesa di Napoleone in Italia, il Cardinale perde la propria madre, la Marchesa Claudia Carandini, la quale muore il 29 aprile per un “vizio organico” dopo essersi sentita male durante una battuta di caccia “fuori porta” nei pressi di S. Giovanni (dal Wichterich).
“Giunse intanto l’anno 1796 (il Cardinale scrive “1797”, ma si tratta di un errore di memoria o di trascrizione) e nell’aprile del medesimo ebbi il dolore di perdere la mia ottima madre, che rimase estinta in un subito per un colpo di apoplessia, effetto di un vizio organico già da qualche tempo dichiarato dai medici. Le sue virtù e il suo amore per me, oltre i vincoli della natura, mi fecero sentire vivamente questo colpo. Essa fu sepolta, come gli altri della mia famiglia, nella sepoltura gentilizia in S. Marcello.”
La madre, la Marchesa Claudia Carandini, muore a 60 anni, ben 33 anni dopo il marito Giuseppe Consalvi e non si capisce perché non si conoscano altri particolari sulla sua vita. Eppure sappiamo che frequentava la casa Giustiniani ed anche la casa Braschi. Inoltre che andava a caccia. Da questo si deduce che, comunque, Claudia aveva continuato ad avere una vita mondana molto attiva anche dopo la morte del marito.
Sicuramente Claudia avrà avuto un altro compagno in questi ultimi suoi 33 anni, ma il Cardinale non ne fa mai cenno. Comunque, a titolo di informazione, aggiungiamo che Claudia Carandini riceveva 800 scudi annui, grazie al testamento del marito, finché non si fosse rimaritata. Cosa che non fece mai!
Quanto scritto, nei due paragrafi precedenti, era tutto quello che sapevo sulla madre del Cardinale fino al marzo del 2006, ed è anche la prova di quanto si possa sbagliare seguendo ricerche altrui ed andando per deduzioni, per quanto logiche esse possano essere.
Sono riuscito finalmente ad entrare in possesso della corrispondenza intercorsa tra il Cardinale Filippo Carandini e l’altro fratello Girolamo rimasto a Modena, fratelli ambedue di Claudia, da cui si ricava tutt’altra storia, sia riguardo a lei, ma anche su Andrea, l’altro figlio.
Andrea più avanti, sarà ricordato con queste parole del fratello Cardinale:
“Sì, il mio caro ed unico fratello Andrea, dopo la perdita degli altri, quello che mi amava più di se stesso e che me ne avea date tante e sì grandi riprove, quello che era uno specchio di tutte le virtù, religioso, umile, modesto, disinteressato, benefico, cortese, amabile, amoroso; quello che era pieno di talenti e di sapere e culto quant’altri mai; quello che era tutto il mio conforto, tutto il mio sollievo e sostegno; quello insomma, di cui non saprei mai dir tanto bene, quanto potesse eguagliarne i meriti.”
Rimettiamo quindi, alla luce delle ultime e decisive notizie, tutto a posto e con le giuste informazioni.
Intanto diamo un “buffetto” al Wichterich, che dichiara che Claudia è morta “dopo essersi sentita male durante una battuta di caccia fuori porta nei pressi di S. Giovanni” facendo sbagliare in pieno anche il sottoscritto nel valutare in generale la vita di Claudia. Infatti da questa sua “notizia” avevo, e non potevo farne a meno, dedotto che, avendo partecipato ad una battuta di caccia, Claudia avesse continuato ad avere una vita mondana molto attiva anche dopo la morte del marito e che probabilmente avesse avuto un altro compagno.
Niente di tutto questo! Riassumendo in poche parole, si può affermare con certezza che Claudia era malata da molti anni, che era rimasta ad abitare con il padre e con il fratello perché essi avevano assolutamente bisogno di lei, essendo anche il padre molto malato, che frequentava sì le feste, ma sempre con i propri parenti e soprattutto con la sorella sposata Parisani, e che lei era molto religiosa.
Ora si capisce del perché il figlio Cardinale la ricordi come “ottima madre”, mettendo in risalto “le sue virtù e il suo amore” per lui. Io aggiungerei “il suo amore per tutta la sua famiglia”, visto che l’abbiamo conosciuta al fianco del marito Giiuseppe, fino alla sua fine, incurante del terribile male, ed ora anche vicino al padre fino alla sua morte. Tutto fa pensare da queste lettere, che anche Claudia, come il marito, sia morta di tisi, ma questa è solo una mia ipotesi, non è una certezza.
Esaminiamo, dunque, la documentazione del Fondo Carandini di Modena, dove, grazie alla dr.ssa Gianna Dotti Messori, l’autrice del libro sui Carandini, è stato possibile rintracciare le lettere di Claudia, del fratello Filippo ed anche del nostro Cardinale.
A titolo di informazione teniamo presente che Filippo Carandini, nato il 6 settembre 1729, fu nominato Cardinale il 29 gennaio 1787 e morì a Modena il 28 agosto 1810, a ben 81 anni.
Iniziamo, quindi, subito dalle informazione sul decesso di Claudia, comunicato da Filippo, già Cardinale, all’altro fratello Girolamo, per poi seguire a ritroso la malattia di Claudia.
“Avevo anticipata la lettera, ma non avrei mai creduto di dover aggiungere l’infausta nuova che è morta la sorella. Giovedì sera sino alla Mezzanotte stette in mia compagnia, in piedi e bene. Nel mettersi a letto le prese una convulsione alla gola ed in un’ora spirò senza mai tornare in sé. Aveva fatto la mattina le sue devozioni. Figuratevi il mio dolore e costernazione per avere perduta una compagna che tanto amavo e da cui ero riamato. Dio sia benedetto. Roma 30 aprile 1796.”
Claudia, come dice il fratello, muore improvvisamente mentre si trovava in casa. Che fosse malata, però, lo leggeremo nella corrispondenza antecedente a questa. Intanto Filippo ci dice che Claudia “la mattina aveva fatto le sue devozioni”. Doveva essere quindi molto religiosa e Filippo ce lo conferma nella lettera successiva del 18 maggio.
"Io non posso darmi pace della perdita della nostra cara sorella, una compagnia di trentatré anni continui. Così amorosa, così attenta, così sincera non è possibile scordarla e di non richiamarla ogni momento. Mi consola e deve consolarmi la ferma speranza che essa sia in Paradiso ed il suo tenore di vita di cui io era testimone non me ne fa dubitare”.
Una vedova fedele per ben 33 anni, ecco chi fu Claudia! Oltre ad essere anche una sorella e figlia devota. Ma anche il suo tenore di vita non gli fa dubitare che sia andata in Paradiso.
Ma la malattia? Da cosa era Claudia affetta? E’ difficile dirlo, anche perché viene spontaneo collegarla alla malattia del marito. Limitiamoci a constatare invece, dalle date delle lettere del fratello Filippo, che non si trattava di una malattia presa recentemente, ma che se la portava dietro da molti anni. Il marito Giuseppe morì nel 1763, ma il primo riferimento alla non buona salute di Claudia purtroppo ce l’abbiamo solo dal 1780.
“La sorella ieri risentì nuovamente li suoi dolori reumatici per li quali fu nuovamente obbligata al letto. Oggi è stata assai meglio e persiste nell’idea di partire assieme con la nipote alla fine del mese corrente. L’una e l’altra vi fanno i loro saluti distinti”.
Nel 1781, da tre lettere di Filippo, leggiamo che Claudia praticamente non è mai stata bene.
“La sorella seguita a migliorare, ma le dura ancora la tosse convulsiva, l’insonnia e un poco di febbriciattola” (1781, 20gennaio).
“La sorella continua ad essere tormentata dalla sua tosse; ha avuti ancora dei raschi di sangue questa mattina istessa; ma sono effetto senza dubbio della veemenza della tosse “ (1781, 3 febbraio).
“La sorella che da circa quaranta giorni in qua non si è alzata da letto si è raffreddata nuovamente. Sono tre giorni che non ho avuto un momento di tempo per vederla” (1781, 14 febbraio).
Insomma, a quei tempi ci si ammalava facilmente e a chiamare il dottore, come vedremo in seguito con lo stesso Cardinale, si rischiava di peggiorare di molto la propria salute. Le cure, come i salassi, portavano direttamente, o quasi, alla tomba.
Il fatto poi che fossero ben tre giorni che Filippo non avesse visto la sorella era dovuto al fatto che comunque vivevano in appartamenti diversi, pur situati nello stesso palazzo.
Palazzo Carandini era composto di quattro appartamenti come ce lo spiega lo stesso Filippo in una lettera del 18 settembre 1776 scritta sempre al fratello Girolamo: “voi sapete da chi e come sono stati accomodati; il terzo è quello che abita la sorella ed è piuttosto sotto al mediocre, nel quarto vado facendo a poco a poco qualche cosa”.
Insomma a quei tempi il freddo, nonostante il camino, la faceva da padrone ed era facile ammalarsi.
Venti anni dopo, nel 1796, non era cambiato nulla, il freddo la faceva ancora da padrone.
“E’ ben vero che ha fatto un freddo da inverno nei scorsi giorni. Abbiamo avuto anche noi gli stessi effetti dalla neve in noi, la sorella non è mai uscita e posso dire di avere fatto lo stesso anch’io” (1796, 9 marzo).
Ma Claudia fu anche una devota figlia? Ce lo conferma sempre Filippo, parlando del padre Giovan Ludovico, gravemente malato.
“Nostro padre sta al solito, bisogna reggergli, quando sta in piedi, la testa, perché altrimenti la incurverebbe fino al ginocchio. Dico quando sta in piedi per significare quando sta fuori di letto. Del resto non sta mai che in letto o a sedere” (1775, 11 febbraio)
Dopo dieci giorni Giovan Ludovico moriva, lasciando Claudia nello sconforto.
“La sorella vi ringrazia assai delle cordiali espressioni vostre. Ancora non si dà pace, ma se la darà a poco a poco” (1775, 1 marzo).
Allo sconforto per la morte del padre, si aggiungono problemi economici. I legatari del padre vogliono essere subito saldati e Filippo se ne lamenta con il fratello.
“Il ritardo della causa del Raimondi è venuto questa volta dalla intermediazione della sede vacante, dall’elezione del Papa. Vi assicuro che mi sta nel cuore questa dilazione perché mi fioccano attorno ogni giorno questi legatarii, il notaio, il curiale e quegli artisti che non sono finiti di pagare, senza parlare della sorella che vorrei presto contentare con una metà acciò il suo esempio dia norma agli altri”. “I legatari di nostro padre, eccettuata la sorella, sono gente vile che non intendono ragione, che non sanno altro se non che è stato fatto loro un legato e che ad essi non si paga. Dandogli qualche cosa, cioè circa una metà per la gola di prendere, si quietano, se no sparlano contro di noi per tutto il paese (1775, 26 aprile e 17 maggio).
I fratelli si attivano per soddisfare almeno Claudia, che ovviamente ringrazia: “La sorella qui mi ha commesso di ringraziarvi distintamente della condiscendenza che avete avuta nel fargli pagare in qualche parte il suo legato. Gli ho detto che voi eravate meco unito nel volergli usare questa dimostrazione di amore fraterno. Nel testamento di nostro padre vi è un legato di sei zecchini alla monaca sua sorella. A questa povera donna si potrebbe pagare per intiero; fate però come volete” (1775, 28 giugno).
Dato che le sorelle monache erano due, Francesca, monaca e poi Abbadessa in Pesaro, e Cleofe, monaca a Roma nel convento benedettino di S. Ambrogio, se ne deduce che al 28 giugno del 1775 una delle due sorelle fosse già deceduta. Quale delle due?
Facciamo di nuovo un salto di quasi venti anni per seguire la malattia di Claudia, di cui come abbiamo visto già si parla nella corrispondenza del 1780.
Filippo continua ad informare il fratello Girolamo sulle condizioni di salute di Claudia: “La sorella sta meglio con il suo raffreddore e vi saluta caramente” (1792, 7 marzo) e, successivamente: “Vi faccio li saluti della sorella che ora sta bene” (1792, 21 marzo).
A partire però dal 1795, Claudia incomincia ad aggravarsi: “La sorella va rimettendosi, ma ancora non si azzarda di uscire di casa. Chiamano il suo male un’asma convulsiva. Dio la renda presto libera nello stato di prima" (1795, 25 novembre).
Purtroppo con l’anno successivo, nonostante l’ottimismo di Filippo, la fine di Claudia si avvicina: “Continuo a dire che la sorella va migliorando; ma fa di quando in quando dei passi retrogradi che mi contristano. La sua malinconia ed apprensione sono invincibili, né sino ad ora si è potuto arrivare a superarle. Le palpitazioni sono un po’ troppo frequenti, l’inappetenza, le vigilie. L’antico male cioè gli affanni di respiro si può dire che non si sono più affacciati, onde per riflesso dico che ha migliorato. Io spero in Dio che con la venuta della buona stagione possa ristabilirsi e siccome ci andiamo avvicinando alla medesima, così … confido di vedere avverate queste speranze” (1796, 20 gennaio), ed ancora: “La sorella alterna tra il bene e il male, male però sempre di malinconia e di convulsioni. Preghiamo Dio che la faccia guarire” (1796, 10 febbraio).
Due mesi dopo, come abbiamo visto all’inizio, Claudia non supera la crisi, lasciando nello sconforto tutti i suoi fratelli, ma soprattutto i due figli Ercole ed Andrea, che ancora si trovavano a Roma.
Di Claudia abbiamo altri interessanti riferimenti nelle lettere del fratello Filippo, che inserisco, però, in Appendice (A16).