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Mauro Loreti da Tuscania (Viterbo)

Mauro Loreti, cittadino e storico tuscanese, ci invia il suo ultimo lavoro, di cui lo ringraziamo, sulle famiglie Consalvi e Brunacci di Toscanella, dal catasto del 1500 all’anno consalviano 2024, in occasione dei 200 anni dalla morte dell’Illustre cittadino tuscanese.

Il cardinale Ercole Brunacci Consalvi”

di Mauro Loreti

   Nei catasti del 1500 di Toscanella, oggi Tuscania, si legge che risiedeva in città Ercole di Consalvo il quale aveva dei terreni nella contrada del fosso Capecchio. Il nome Consalvo ha un’origine germanica e significa:” colui che ha il coraggio di proteggere”, poi il cognome ha preso la vocale i finale. Probabilmente questa famiglia era di origine longobarda e si diffuse nel ducato di Benevento, estrema propaggine meridionale del dominio longobardo in Italia nelle attuali regioni Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Molise ed Abruzzo .

   Nel 1599 Artibale Consalvi era consigliere comunale e poi nel 1614 controllò i lavori per la costruzione della fontana nella piazza Sant’Antonio, che ora si trova in piazza Italia .

   Nel 1590 Ercole era un sacerdote canonico della cattedrale di San Giacomo Apostolo Maggiore.

   Nel 1629 Paolo di Artibale ottenne l’acqua della nuova conduttura per il servizio del suo austero palazzo, che presenta un prospetto rigido nell’antica strada Maestra, oggi in via Cavour, sotto la Cura di San Marco: fu costruito agli inizi del 1600 ed ampliato nel 1700; la facciata posteriore, ad ovest, comunica con un’appendice avanzata, risalente alla fase dell’ampliamento, e termina in un terrazzamento pensile. L’immobile nel corso del 1800 fu acquistato dal marchese Alessandro Carcano, marito di Maddalena Persiani, già affittuaria del palazzo e, nel 1908 dal conte Enrico Pocci il cui nipote ingegnere Cesare, oggi vi risiede.

   Nel 1634 Ercole di Artibale fece domanda per l’acqua e nel 1649 fu uno dei due Rettori della bandita della Riserva del bosco di Toscanella.

   Nel 1638 Cristoforo di Artibale, sposato con Livia Ragazzi, giovane di un’altra famiglia importante di Tuscania, acquistò le erbe comunali nella tenuta di San Lazzaro per l’allevamento della sua masseria di ovini.

   Dal 1697 al 1710 tra le monache coriste nel Monastero di San Paolo erano anche le due sorelle Maria Antonia e Rosa Geltrude. Nel 1713 era presente soltanto la seconda.

   Nel 1701 il tenente Artibale di Cristoforo era consigliere comunale e seguì i lavori della costruzione del nuovo ponte in muratura sul fiume Marta e s’interessò anche per fare aggiustare la campana comunale e l’orologio sulla torre del Bargello; egli coltivava e raccoglieva anche il grano destinato all’esportazione. Nel 1708 svolse la carica di Vice Governatore di polizia e presiedette le aste pubbliche a garanzia del rispetto della legge. Nel 1709 s’impegnò nel controllo dei lavori di ricostruzione delle mura cittadine. Nel 1710 era il santese del Monastero di San Paolo e sopraintendeva ai lavori ed alle necessità della chiesa e delle monache. Nel 1720 fu uno dei caporioni al comando delle guardie poste in una delle tre porte della città per evitare la diffusione della peste.

   Dal 1711 Giovanni Domenico di Girolamo fu gonfaloniere del popolo; era uno degli imprenditori più importanti di Toscanella insieme al conte Francesco Galeotti, al conte Vincenzo Fani ed al capitano Francesco Pocci nelle attività dei mulini a grano, ad olio e dei mattatoi. Era fratello di Ercole Pietro, tesoriere dell’appalto delle Dogane pontificie dei pascoli dal 1711 al 1714, il quale, nel 1734, non avendo figli, lasciò i suoi beni al nipote Giovanni Gregorio Brunacci, figlio della sorella Giulia Antonia e di Francesco Felice Brunacci, con l’obbligo di assumere e ritenere perpetuamente il cognome e l’arma di casa Consalvi. Ercole Pietro aggiunse che, qualora fosse mancata la linea e discendenza mascolina e femminina dei Brunacci Consalvi, sarebbe stata sostituita da quella del capitano Veriano Bassi, altro suo nipote, figlio di sua sorella Laura Francesca e di Pietro Antonio Bassi. Chiese tra l’altro che fosse aumentato il fondo della cappellania della loro famiglia nella chiesa di San Marco e che fosse elargito alla Compagnia di San Giuseppe un lascito, con cui distribuire le doti, di scudi trenta in moneta, alle povere giovani nubili native della città di Tuscania, da estrarre a sorte il 19 marzo, giorno della festa di San Giuseppe con l’intervento degli Ufficiali della Compagnia.

   Giuseppe Brunacci Consalvi, figlio di Giovanni Gregorio, si sposò con la nobile modenese Claudia Carandini ed ebbe i figli Ercole Giuseppe nel 1757, il futuro cardinale, poi Giovanni Domenico, Carlo Antonio che visse solo un anno, Andrea Gregorio e Giulia. Nel 1763 Giuseppe si ammalò gravemente a Roma per cui il nonno Giovanni Gregorio e la nonna Maria Angela Perti portarono i quattro nipotini a Toscanella dove in tre vissero diverso tempo mentre Giulia dell’età di un anno morì nel 1763 e fu sepolta nella chiesa di San Marco. Poco dopo morì anche il papà Giuseppe a Roma. Il fratello Giovanni Domenico studiò poi nel collegio di Urbino dove morì giovane.

   La sorella di Claudia, la contessa Anna Carandini nel 1758 a Pesaro si sposò con il nobile di Tolentino Domenico Parisani. Il loro figlio, il generale delle milizie a Roma Francesco Saverio, cugino di Ercole, prestò il suo palazzo per la firma del Trattato di Tolentino nel 1797 tra Napoleone Bonaparte ed il papa Pio VI, Giovanni Angelo Braschi: i francesi ripresero Avignone ed il contado Venassino ed occuparono le legazioni di Bologna, Ravenna e Forlì.

   Il fratello di Saverio, Annibale, era il direttore delle Dogane nella capitale.

   Nel 1715 fu posta una lapide per Pietro Paolo, canonico della cattedrale di San Giacomo Apostolo Maggiore, che in vita si era impegnato alacremente per il capitolo e per i parrocchiani.

   Nel 1721 i fratelli Ercole Pietro e don Giovanni Domenico di Girolamo, insieme a due consiglieri comunali, portarono gli auguri della città di Tuscania, a Roma a Michelangelo Conti, già vescovo di Toscanella e Viterbo, che era stato eletto papa ed aveva assunto il nome di Innocenzo XIII.

   La tela del transito di San Giuseppe nell’omonima chiesa, fu commissionata da Ercole Pietro: lo si evince dallo stemma sul quadro che è solamente quello dei Consalvi.

   Dal 1736 al 1758 diversi Consalvi ricoprirono la carica di consiglieri comunali.

   Dal 1739 al 1743 Giovanni Gregorio Brunacci Consalvi fu il tesoriere dell’appalto delle Dogane: risiedeva nel palazzo di famiglia ed ottenne l’acqua da condurre al suo podere, immediatamente a nord della città. Nel 1793, come gonfaloniere del popolo di Toscanella firmò gli atti notarili relativi al contratto con il Capitolo della cattedrale per la gestione della cappella dei Santi Martiri Protettori Secondiano, Veriano e Marcelliano.

   Nel 1768 Giovanni Gregorio accettò in affitto la tenuta di Montebello dalla Reverenda Camera Apostolica.

   Nel 1770 i Consalvi, nelle riunioni degli allevatori di Tuscania, si facevano rappresentare dall’agente don Alberto Persiani, che era molto stimato dalla popolazione.

   Nel 1777 anche i Consalvi usufruirono delle erbe dei terreni comunali.

   Dal 1782 don Alberto Persiani collaborò a mezzo con Giovanni Gregorio nella gestione di Montebello fino al 1804.

   Nel 1793 la tenuta di Montebello di rubbi 1.706, ettari 3.153, di pieno dominio della Reverenda Camera Apostolica dello stato Pontificio, fu affittata a Monsignor Ercole ed al marchese Andrea suo fratello per rubbi 712, ettari 1.316, al capitano Vincenzo Turriozzi per rubbi 254, ettari 469, all’abate Fabrizio Turriozzi ed al fratello Giuseppe per rubbi 375, ettari 693 ed ai fratelli Angelo Antonio e Giovanni Francesco Persiani per rubbi 365, ettari 675.

   Nel 1806 il solo fratello Andrea prese in affitto per 12 anni la tenuta che, nel frattempo, era stata acquistata dal marchese Domenico Lavaggi. Nel 1807 alla morte di Andrea, il contratto tornò ad Ercole fino al 1818.

   Accusato di aver avuto parte nel doloroso episodio del dicembre 1797, in cui rimase ucciso in Roma il generale francese Mathurin Lèonard Duphot, colpito da un colpo di archibugio sparato dal caporale Marinelli delle truppe pontificie, guidate dal tenente conte Gerolamo Montani di Montefiore dell’Aso di Ascoli Piceno, dovette, appena proclamata la Repubblica Romana, recarsi in esilio nel regno di Napoli, poi a Livorno ed alla Certosa di Firenze dove incontrò il papa Pio VI che poi, in agosto, morì in esilio a Valenza in Francia.

   Nel conclave successivo di Venezia Consalvi partecipò con grande impegno e fu eletto il cardinale Barnaba Chiaramonti di Cesena con il nome di Pio VII il quale scelse proprio il nostro concittadino come Segretario di Stato, primo ministro. Egli, cardinale diacono dal 1800, tenne il governo fino al mese di agosto del 1823, salvo un’interruzione nel periodo della lotta con Napoleone (1809-1814). Nell’esercizio delle sue funzioni ebbe sempre un’impronta di moderazione ed un tono di signorilità.

   Nel 1798 i fratelli Consalvi gestivano in affitto anche una mandra ed un mandriolo nella tenuta di Pantalla del comune di Toscanella per 23 rubbi, ettari 43. Vi costruirono una casa colonica ancora esistente e vi piantarono alberi da frutto.

   Erano proprietari anche di un altro terreno a Castel d’Arunto di 21 rubbi, ettari 39, dove ancora esiste un’antica torre del castello costruita in tufi ed in nenfro, le pietre vulcaniche di Tuscania, e della villa immediatamente fuori Toscanella, lungo la strada per Marta e per il lago di Bolsena, composta da quattro stanze al pian terreno ed altre tre stanze al piano superiore. Vi trascorrevano le vacanze. Nel medesimo terreno costruirono anche un altro casale, composto di una stalla al pian terreno ed una stanza al piano superiore per il custode. Accanto a questo un piccolo recinto di muro con una stanziola ad uso di gallinaro. Questi immobili furono venduti intorno al 1850 ai fratelli Carlo, Demetrio ed Emilio Paoletti, originari di Montefiascone, in seguito furono acquistati dall’avvocato Vincenzo Pieri: le sue pronipoti Patrizia e Claudia Sensi vi hanno posto la loro residenza.

   Il 31 gennaio 1805 vi fu un’inondazione del Tevere a Roma e Consalvi fece riedificare Ponte Mollo, oggi Milvio, la cui parte verso la città di Roma, rifatta negli ultimi anni di legno, era stata asportata dalle onde. Nel mese di maggio attese a Nepi il papa reduce dalla Francia e con lui rientrò a Roma. Nel 1808 il cardinale era intimorito dalla previsione del peggio e dal male che già vedeva nell’invasione francese. Era sicuro che le sue idee e la sua condotta l’avrebbero esposto alla persecuzione, come accadde. Egli espresse la sua disapprovazione contro il divorzio di Napoleone ed il suo secondo matrimonio per cui fu esiliato a Reims nel 1810. Appena partito dall’Italia i comandanti francesi ordinarono a Luigi Amantini, vergaro, ed a Lorenzo Pacini, fattore, i quali lavoravano a Toscanella per i Consalvi e per i Persiani, di riunire tutto il bestiame dei fratelli Consalvi per poter procedere alla conta. L’agrimensore Carlo Antonio Marcelliani completò l’elenco dei terreni e delle semine in atto; poco dopo il Ricevitore Du Fontaine dichiarò loro che tutti i beni mobili ed immobili, i bestiami e gli altri generi venivano sequestrati a nome di sua Maestà Imperatore e Re Napoleone Bonaparte. Il cardinale era proprietario anche del palazzo Maccabei in via della Cava, ora via Vincenzo Campanari, nella contrada Montascide, vicino alla chiesa della Rosa ed al primo palazzo della famiglia Pocci, che veniva usato come granaio e come servizio dei pecorai che lavoravano nella sua masseria. Questo palazzo era stato di Terenzia Maccabei e di suo marito Costantino Brunacci e, per eredità, era arrivato alla famiglia del cardinale.

   Durante l’esilio francese il nostro scrisse le “Memorie” sulla sua vita, sul suo ministero. Sul conclave di Venezia e l’elezione del papa Pio VII, sul concordato del 1801 e sull’imperatore.

   In quegli anni i terreni dei fratelli Consalvi erano amministrati da Giovanni Francesco Persiani. Nel 1812 Antonio Quaglia e Giuseppe Angelo Arrighi sottoscrissero un elenco del bestiame della Tenuta di Montebello di 1.800 rubbi, ettari 3.327, che il cardinale aveva in affitto dallo stato e che gestiva con Vincenzo Persiani: pecore 1.461, agnelli 242, becchi e capre 138, caprette 20, cavalle 47, tori 2, stacche, cioè staccate dall’allevamento 9, stalloni 3, puledri 17, castroni 10, vacche 28, manze 11, buoi aratori 27, giovenchi 18, somari 6, somare 3 e poltracci, cioè somari piccoli 3.

   Nel 1813 egli andò a Fontaineblau a visitare Pio VII, poi fu relegato nuovamente, questa volta a Bézières. All’inizio del 1814, terminato finalmente il giogo di Napoleone, raggiunse ad Imola il papa in viaggio per Roma, poi si recò a Parigi ed a Roma per visitare i sovrani, quindi a Vienna per i lavori del famoso Congresso dove fu il plenipotenziario dello Stato Pontificio che difese in modo saggio e con grandi doti diplomatiche in situazioni veramente drammatiche. Fu il primo cardinale che nel 1814 visitò Londra dopo 300 anni. L’Inghilterra nel congresso appoggiò Consalvi e le nuove leggi anglicane attuarono l’eguaglianza anche a favore dei cattolici.

   Incaricò poi Antonio Canova per riportare nelle città italiane le meravigliose opere d’arte, che dal 1796 al 1814 erano state trasportate in Francia.

   Il 22 giugno 1815 i tuscanesi Giovanni Battista Tozzi, priore della Collegiata di Santa Maria Maggiore, ed il conte Giuseppe Turriozzi da Roma scrissero agli amministratori del comune di Toscanella che non era difficile prevedere che il cardinale sarebbe ritornato in Roma tra giorni, dalla sua legazione felicemente compita al Congresso di Vienna delle alte Potenze e lo avrebbero omaggiato a nome del popolo tuscanese.

   L’accademico tiberino Paolo Maria Renazzi scrisse un’ode per il fausto ritorno in Roma del cardinale ministro della Santa Sede presso il Congresso delle alte potenze alleate in Vienna; inizia con questi versi: ”Sorgi, o Tebro, dall’urna e la tua chioma di nuovi allori inghirlandando adorna; alle tue sponde l’Orator di Roma Ercol ritorna!” poi chiama il cardinale come “saldo sostegno, grande nell’europeo senato”, e racconta che si rallegrarono con lui Felsina, antico nome di Bologna, la Romagna, Ferrara, le Marche con i fiumi Chienti, Tronto e Metauro.

   Nel 1817 il cardinale concesse in affitto le case, i poderi, le Riserve, le piccole tenute, la mola a grano con due macine detta “La Presutta” sotto il poggio di San Pietro sopra il fiume Marta, i prati, i terreni vignati ed olivati alla famiglia Persiani. Aveva anche dei censi o prestiti versati a favore di Enti e privati a Tuscania, Narni, Roma, Vetralla, Perugia e Terni.

   Nel 1818 l’artista Vincenzo Ferreri da Perugia dipinse il quadro con il ritratto del cardinale che si trova nella concattedrale di San Giacomo Maggiore Apostolo a Toscanella. Il pittore aveva studiato all’Accademia di San Luca a Roma.

   Nel 1821 Ercole redasse dei legati con i quali lasciò oggetti preziosi a tante persone tra le quali anche al Brigadiere conte Parisani suo cugino, alla contessa Claudia Aluffi in Carandini sua cugina, e al marito Felice, al marchese Giuseppe Carandini altro suo cugino, al marchese Paolo Carandini altro suo cugino, ed alle famiglie Persiani di Tuscania.

   Il nuovo papa Leone XII, Annibale della Genga, nominò infine il nostro cardinale prefetto della Sacra Congregazione di Propaganda Fide.

   Il 24 gennaio 1824 morì nel palazzo della Consulta a Roma. “Ercole Consalvi, Diacono Cardinale della Santa Romana Chiesa, a 66 anni circa, munito con tutti i sacramenti, il 24 gennaio, in comunione con la Santa Madre Chiesa, è morto cristianamente ed il suo corpo è stato trasportato nella chiesa di San Marcello e lì, solennemente esposto, giace nel sepolcro dei grandi.” così fu scritto nel libro dei morti della parrocchia Apostolica del Quirinale presso la chiesa dei Santi Vincenzo ed Anastasio nel rione Trevi.

   Lo scultore danese neoclassico Bertel Thorwaldsen realizzò un monumento a lui dedicato nel Pantheon, la basilica cristiana di Santa Maria ad Martyres.

   A Pesaro il 25 giugno Luigi Cardinali pubblicò un elogio alla sua memoria :” Nei fatti di governo la fama del cardinale si allargò in tutta Italia e, vinte le barriere delle Alpi e dell’Oceano, riempì del suo nome molta parte di Europa, si esercitò rapidissimamente nelle varie magistrature e nei vari tribunali, nel governo generale delle armi, nella segreteria del concilio di Venezia, nel ministero del governo statale, nella rifioritura dello stato, nella sicurezza interna, nella pace, nell’esilio sessennale, nel congresso di Vienna dove furono rese al Pontefice le Marche, il ducato di Camerino, l’alta e la bassa Romagna, il Bolognese, Ferrara ed il ducato Beneventano, nella facilità nell’ascoltare, nella volontà nell’ottenere il bene, nell’operare il giusto, nel procurare la felicità pubblica e quella privata di ogni cittadino, nel chiamare alla partecipazione del governo i secolari, nei trattati con gli stati e nella propagazione della fede cristiana.”

   Nel 1840 i consiglieri comunali di Toscanella, quando era Gonfaloniere del popolo Filippo Anselmi, fecero erigere allo scultore Vincenzo Bondoni il busto di marmo del cardinale, a perpetua gloria della Città ed a memoria dell’immortale nostro cittadino celebre in Europa, che si può oggi vedere nel palazzo comunale. Inoltre gli amministratori ed il popolo tuscanese, con il consenso di Girolamo D’Andrea, prefetto della provincia di Viterbo, posero una lapide nella basilica di San Pietro in Tuscania per ricordare la pietà e la munificenza dei cardinali tuscanesi Ercole Consalvi e Fabrizio Turriozzi nel restauro che era stato ultimato in quel tempio.

   Nel 1844 la famiglia Consalvi, anche a ricordo del nonno del cardinale: Giovanni Gregorio Liberato, fece dipingere ad Antonio Bianchi il quadro “Martirio di San Liberato” con lo stemma delle famiglie Brunacci e Consalvi. Il santo fu trascinato a Cartagine per ordine del re vandalo Unnerico, ariano, dove subì il martirio. Probabilmente anche per ricordare i parenti defunti, sepolti nella chiesa, lo fecero porre proprio in San Marco a Toscanella dove ancora oggi possiamo ammirarlo. Antonio Bianchi era nato a Follina di Treviso nel 1812 ed aveva studiato scultura e pittura all’Accademia di Venezia.

   Nel 1924 nel centenario della sua morte, nel palazzo che fu suo, il Comune ed il Popolo di Tuscania posero una lapide ricordando che, nei turbinosi tempi napoleonici, fu Segretario di Stato del Pontefice Pio VII ed affermò validamente i diritti della Chiesa e della Patria.

   Troviamo ancora oggi lo stemma delle due famiglie in molti monumenti di Tuscania: è formato dalle bande orizzontali dei Brunacci e dalla nave al largo dei Consalvi.

   Il 24 gennaio 2024 abbiamo ricordato questo grande figlio della Tuscia a duecento anni dalla sua morte.

BIBLIOGRAFIA

ASCOT archivio storico comunale di Tuscania

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Giuseppe Giontella “ LE PERGAMENE DELL’ARCHIVIO CAPITOLARE DI TUSCANIA”

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MEMORIE DEL CARDINALE ERCOLE CONSALVI “ a cura di mons. Mario Nasali Rocca di Corneliano

NEL 1 CENTENARIO DALLA MORTE DEL CARD. ERCOLE CONSALVI”

Gelio Cassi “IL CARDINAL CONSALVI ED I PRIMI ANNI DELLA RESTAURAZIONE PONTIFICIA (1815-1819)”

Paolo Maria Renazzi “ODE PEL FAUSTO RITORNO IN ROMA DI SUA EMINENZA REVERENDISSIMA IL SIGNOR CARDINALE ERCOLE MARIA CONSALVI SEGRETARIO DI STATO DI N. S. PAPA PIO VII. FELICEMENTE REGNANTE E MINISTRO PLENIPOTENZIARIO DELLA S. SEDE PRESSO IL CONGRESSO DELL’ALTE POTENZE ALLEATE IN VIENNA”

Luigi Cardinali “ ELOGIO DETTO ALLA MEMORIA DI ERCOLE CONSALVI CARDINALE DIACONO DI S. MARIA A’ MARTIRI”

Maria Gemma Paviolo “ I TESTAMENTI DEI CARDINALI – ERCOLE CONSALVI (1757-1824)”