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Traduzione della ritrovata lettera di Pietro Paolo Brunacci

Oggi, 28 giugno 2017, Don Bruno Marchetti mi invia anche la traduzione di quella lettera che Pietro Paolo Brunacci di Montenovo, oggi Ostra Vetere (Marche), scrisse alla Regina Cristina di Svezia nel lontano 1655.
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​Don Bruno Marchetti, storico della Sabina ed in particolare di Monterotondo e di Palombara Sabina, mi invia la traduzione con queste parole:
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"Ti mando la traduzione della lettera. Non ti nascondo la difficoltà nel cogliere al meglio le sfumature perché si tratta di un testo molto convenzionale e teso alla captatio benevolentiae.  Vedi tu. Ciao. Don Bruno."
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Don Pietro Marchetti, precedentemente, mi aveva aiutato anche a ricopiare senza errori il testo della lettera scritto in latino da Pietro Paolo.
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Riporto qui di seguito, di nuovo, prima il testo e, poi, la traduzione della lettera:
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Maiestati Regiae Sveciae Christina Christenelau

Petrus Paulus Brunaccius humilis et obediens famulus
S. [alutem] P. [lurimam] D. [ico]

Nominis tui fama, cuius volatus mirifica claritate peragrat, ubique

ingenij tui voces tales effudit, ut nesciat Mundus, an sis

illustrius in Maiestate, an excelsius in virtute; nec est

qui illas ut mirabiles, non attendat; sed a me etiam referri,

sicut alacritatis sunt; ita in te magnitudinem amando,

amplitudinem venero. Tam iusta igitur causa ductus,

opus presens ad scentias spectans ad te mittere decrevi;

utpote, quo humilissimum me tibi famulum dicando

auctoritatem, et tuas optimas artes, ut singulares adorarem.

Diu est quod hoc testimonium meae devotionis prebere desideravi;

idque, ut maiori tuo honore prestarem; theses prius impressas,

et publice defensas, ad pedes tuos me conferendo presentare volebam;

sed quoniam infelicitate temporis vacue factus est exitus, proposui

presentibus litteris destitutum resumere; ut sic, non mundo,

nec mihi; sed tibi tantun elaborasse cognoscerem.

Scio notam mihi futuram audaciae quod tuo lectissimo ingenio

partum, non dedam elaboratum, cum etas mea, vigesimum quartum,

non excedens admittere experientiam minime possit. Scio

excellentiam tuam in omni doctrina peritissimam. Video,

quam sit pericolosum habere sapientem eamdem, et versatam;

Sed promam fiduciam iustam: Maiori auctoritatis tuae;

quam mei ingenij respectu eguisse pensavi. Presertim, quod

tutari a tuae benignitatis humanitate, ac virtute persuasum;

quarum factorum, nihil ex omnium aetatum memoria

simile cognitum est. Sic enim in Magnis te prebes, ut vere

excelsam te esse virtuosi gaudeant. Si quid igitur in his

conclusionibus culpabile vides, postulo auctoritatem tuam, nec

dedigneris; et hoc si non obtineo, deprecor; ut sic dedigneris,

tantum me dixisse attendas, quantum ad testandam virtute

[… ] magnitudinem aeternae laudi satisfaciam.

MCI CLV
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TRADUZIONE di Don Bruno Marchetti
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A Sua Maestà la Regina di Svezia Cristina Cristenelaw

Pietro Paolo Brunacci servitore umile e devoto

saluta moltissimo.

 

La fama della tua persona, che si diffonde come luce prodigiosa, effonde la notizia del tuo insigne ingegno, per cui il mondo intero non sa se sia più illustre per maestà, o per virtù per cui non c’è alcuno che non riconosca mirabili sia l’una che l’altra. Anch’io mi associo con entusiasmo, per cui amando in Te la grandezza dell’animo, venero la magnificenza.

 

Pertanto, sedotto da questa situazione, ho deciso di inviarti quest’opera scientifica, dichiarandomi come tuo servitore, che riconosce la tua autorevolezza e ammira il tuo ottimo e straordinario talento.

 

Già da tempo bramavo inviarti questo segno del mio ossequio. Ma per maggiore tuo onore, avrei voluto inginocchiarmi di persona ai tuoi piedi con l’opera già stampata e pubblicamente difesa. Ma, poiché non mi è stato possibile farlo per le vicissitudini tristi di quest’ultimo periodo, ho ritenuto opportuno riprendere in mano quanto messo in disparte (accantonato), perché non tutti, e neppure io stesso, ma soltanto tu lo conoscessi.

 

Sono curioso di sapere quale sarà l’esito di questo mio gesto audace che ho affidato al tuo eccellente ingegno, perché non ancora finito (l’opera?), data la mia età di ventiquattro anni, che non consente affatto perizia. Sono certo della tua erudizione perché sei espertissima in ogni campo. Mi rendo conto, tuttavia, quanto sia pericoloso essere sapienti ed esperti.

 

Ma mostrerò una ragionevole fiducia nella tua più alta autorità che guardare al mio ingegno. Soprattutto perché protetto dalla tua umana benignità, e persuaso dalla tua eccellenza, di cui non conosco eguali. In questo, infatti, ti mostri grandemente e gli uomini virtuosi ne gioiscono.

 

Se ravvedi in queste mie conclusioni qualcosa di deplorevole, mi appello alla tua autorità, perché non disprezzi, e se non l’ottengo ti supplico perché non disprezzi, ma perché tu possa prestare attenzione, perché io possa attestare il valore e cantare la tua eterna magnanimità.

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Oltre a cercare di individuare e trovare l'opera di Pietro Paolo fatta pervenire alla Regina Cristina, mi colpisce la frase "per le vicissitudini tristi di quest’ultimo periodo".
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I genitori erano ancora vivi, i nonni erano morti da molti anni. Chissà a cosa si riferiva Pietro Paolo!
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​Ho provato a fare una bozza (che qui allego) degli spostamenti e residenze di Pietro Paolo e dei suoi due fratelli, Gaudenzio e Francesco, per capire quali possano essere state le tristi vicissitudini di cui egli scrive e che dovevano essere molto chiare anche a chi leggeva. Non si evince nulla, per cui molto probabilmente Pietro Paolo fa riferimento solo a fatti politici.
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I TRE FRATELLI BRUNACCI DI MONTENOVO
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