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Il busto del Cimarosa

Iconografia cimarosiana
il busto di Domenico Cimarosa del Canova
   Fra le numerose immagini di Cimarosa che si conoscono finora, la più pregevole – vuoi per le vivaci notazioni ritrattistiche, vuoi per eccellenza di tecnica – è senza dubbio alcuno quella realizzata in marmo, nel 1808, da Antonio Canova.
   Questi, tra i maggiori scultori dell’epoca, era nato a Possagno, nei pressi di Treviso nel 1757.
   Dopo un iniziale periodo di formazione a Venezia, nel 1799 si trasferì a Roma, dove venne a contatto con le correnti neoclassiche e realizzò le sue prime opere: i monumenti funebri a Clemente XIII (nella chiesa di S. Pietro) e a Clemente XIV (Chiesa dei SS. Apostoli).
   Durante il periodo napoleonico eseguì alcuni ritratti dell’imperatore e di alcuni membri della sua famiglia, tra cui l’oltremodo famoso ritratto della sorella Paolina Bonaparte nelle vesti di Venere vincitrice (Roma, Galleria Borghese, 1808); unitamente ad alcune figure mitologiche e allegoriche, quali l’altrettanto e celebre gruppo delle Tre Grazie (S. Pietroburgo, Hermitage), e a numerosi busti dei più famosi personaggi del tempo, tra cui giustappunto quello del Cimarosa.
  Il busto del musicista aversano, che si conserva nel Museo Capitolino di Roma, dov’era pervenuto nel 1820 direttamente dal Pantheon, fu eseguito dallo scultore veneto su commissione del cardinale Ercole Consalvi, che era stato allievo del grande musicista, prima ancora che Segretario di Stato di Papa Pio VII.
   Esposto nel 1922 alla XIII Biennale di Venezia e poi ancora a Bregenz (Vienna) nel 1968 in occasione di una mostra sulla pittrice svizzera Angelica Kauffmann, il busto ci propone un’immagine del Cimarosa a mezzo busto con le spalle nude tondeggianti e la testa, riccioluta e leggermente volta a sinistra dell’osservatore, saldamente piantata sul corto collo.
   Sul volto, largo e imberbe, le paffute guance disegnano appena delle leggere pieghe ai lati del naso e della piccola bocca sinuosa. Elementi fisionomici questi che, colti con grande intuizione psicologica dallo scultore, rivelano, insieme agli occhi grandi e tondi che mirano lontano, la gioviale bonomia, la mitezza di cuore e la schiettezza d’animo dell’illustre aversano, che, benché pingue, era nel complesso, come ebbe a scrivere il Borrelli, un bell’uomo «accettissimo alle donne».
   Del busto di Domenico Cimarosa si conserva il modello di gesso nella Gipsoteca di Possagno, mentre non si hanno più notizie di una replica eseguita – secondo la testimonianza di Leopoldo Cicognara, autore a metà del secondo decennio dell’Ottocento di una biografia del Canova – nel 1822 e donata al Cardinale Consalvi.
                      Franco Pezzella
http://www.iststudiatell.org/p_ext/articoli_pezzella/iconografia_cimarosiana_canova.pdf