Mi è capitato di dare una occhiata alle memorie del Card. Nicholas Patrick Wiseman: “Rimembranze degli ultimi quattro Papi”, pubblicato nel 1858.
Vi ho trovato qualcosa di molto divertente.
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Ve lo riporto qui di seguito:
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"Nella gestione degli affari, il Cardinale Segretario di Stato era de’ più assidui.
Aveva, secondo l’uso italiano, a consacrare certe ore del giorno a udienze, non determinate anticipatamente, ma concesse a tutti i gradi, e ad ogni fatta di persone.
La sua memoria e la sua accuratezza erano veramente meravigliose nel disimpegno di questo dovere bene spesso tedioso. Dopo di avere ammesso separatamente tutti coloro la cui posizione o la cui faccenda conosciuta si meritava questa distinzione, usciva fuori nell’anticamera piena di umili supplicanti. Passava dall’ uno all’ altro, ascoltava pazientemente ciò che ognun d’essi aveva a dire, ne prendeva egli stesso memoria, e indicava un giorno per la risposta.
I postulanti femminini erano ammessi separatamente, il più delle volte quando faceva il suo solitario e frugal pasto, verso mezzogiorno: allora le donne avevano maggior campo di abbandonarsi alla prolissità dei loro discorsi.
A quelli che venivano per avere una risposta, egli era sempre pronto a farla, o per iscritto, o a bocca; e si dice che ben di rado o quasi mai (1) sbagliasse di persona o di negozio.
(1) Mi ricordo che se ne riferiva un’eccezione. Un uomo piccolo e grosso, con un viso irresistibilmente faceto, (che mi rammento d’aver veduto in varie conversazioni come un dilettante che cantava il buffo), il cui nome era Felci, era ricorso al Cardinale per avere un impiego. Quando ne fu annunziato il nome, il Cardinale lo scambiò con quello dì un impiegato che aveva un nome molto somigliante, come a dire Delci, il quale si era fatto reo di trascuranza del proprio dovere ed era stato chiamato per ricevere una riprensione. Questa cadde sul capo dell’innocente candidato, e, a prima giunta, l’oppresse con una quasi tempesta di rimproveri.
Se non che a poco a poco egli (il povero postulante) cominciò a veder lume attraverso il temporale e a riprender fiato e rispose al Cardinale:
“Vostra Eminenza si sbaglia:
Quello è magro, ed io son grasso;
Quello è alto, ed io son basso;
Quello è impiegato, ed io mi trovo a spasso.”
È quasi inutile lo aggiungere che d’improvviso (il Consalvi) dissipò ogni collera e procacciò al postulante quello ch’era venuto a dimandare."