6 luglio 1816
Motu Proprio
Tornato da Vienna, il Cardinale, data la gravità della situazione, mette mano, quindi, alla riforma economica-politica generale, appoggiata ed approvata incondizionatamente da Pio VII, conosciuta come il “Motu proprio” del 6 luglio 1816.
Anticipiamo subito che tale riforma gli procurerà però molti nemici tra i suoi stessi colleghi cardinali e Leone XII, il successore di Pio VII, appena eletto, provvederà subito ad abolirla.
In questi 9 anni, che comunque non sono pochi, egli lascerà comunque un segno intangibile. Il suo realismo e praticità ce lo dimostrano con una semplice frase:
“La rivoluzione aveva tutto cambiato e molto distrutto. Da questo male potevasi, nel ripristinare le cose, cavare un bene.”
Gli avvenuti cambiamenti non lo spaventano. La grandezza del Cardinale è data dall’aver capito che essi dovevano essere pilotati e non subìti o negati.
Ma cosa fece egli in particolare con il Motu Proprio?
Furono aboliti tutti i privilegi della Nobiltà, quindi in un colpo solo i suoi nemici personali Fesch e Della Genga si moltiplicarono.
Fu abolita la tortura (ma non la pena di morte). Furono mitigate le pene per ragioni politiche e fu concessa l’amnistia generale ai funzionari che avevano prestato servizio durante il dominio francese e, per la prima volta, furono ammessi dei laici nell’Amministrazione dello Stato. Ma, soprattutto, liberò i contadini dalle imposte personali.
Critiche gli vennero anche dall’esterno.
Secondo il Metternich, il “Segretario di Stato del Papa aveva esagerato”!
L’assurdo è che tali rimproveri furono fatti persino dal Regno di Piemonte, “dove, ci dice il Wichterich, la Dinastia Savoia era ritornata al dispotismo assoluto, così che lo Stato della Chiesa veniva considerato uno Stato progressista”.
In verità le riforme volute dal Cardinale non avevano niente di liberale. L’intento del Cardinale era solo quello di migliorare la vita economica ed amministrativa dello Stato. La Riforma non riguardava assolutamente cambiamenti legislativi di tipo costituzionale. Insomma il Cardinale era e rimaneva un conservatore, esattamente come lo erano i suoi colleghi e detrattori.
Lo possiamo ad esempio notare dal suo rapporto con la “Scienza ufficiale”.
“Nel 1816 il Cardinale Consalvi affidava all’abate Scarpellini la cattedra di "fisica sacra" al fine di rimettere a posto le conoscenze «segnatamente nel tempo presente, in cui si abbusa dei progressi delle scienze naturali, o delle nuove cognizioni, per introdurre degli errori a danno della religione cattolica»".
Nonostante le dette contestazioni esterne, oltre a quelle interne dei colleghi Cardinali insoddisfatti e conosciuti in seguito con il nome di “Zelanti”, nonostante la fronda Liberale e quella Carbonara, il Cardinale va avanti per la sua strada guadagnandosi in tutte le Corti d’Europa una fama fuori del comune, sia come Statista che anche come uomo di cultura.
Egli vivrà i dieci anni successivi in modo molto intenso.
Era finito per sempre il suo bel periodo di Uditore di Rota, quando lavorava sette mesi per passare i rimanenti cinque in giro per l’Italia!