1804
Il Cardinale rimane a Roma
“Giunse l’epoca del viaggio del Papa a Parigi per la incoronazione dell’Imperadore Napoleone. Nella destinazione dei Cardinali che lo accompagnassero a Parigi il Papa pensò a me prima di ogni altro. Ma se molte ragionì persuadevano che io dovessi essere nel numero, altre molte persuadevano il contrario.”
Tra queste, il desiderio personale del Cardinale di non trovarsi di nuovo al cospetto di Napoleone.
Se come Primo Console vi era stato un conflitto non facile da gestire, figuriamoci come Imperatore! Meglio, quindi, stargli alla larga, facendo presente al Papa che: “Assentandosi il Papa da Roma (ne potevasi con certezza prevedere per quanto tempo, ponendosi in altrui potere e in tal potere), considerò che non fosse punto opportuno e che anzi fosse nocivo sotto molti e gravi rapporti che il Sovrano e il Ministro lasciassero amendue Roma e lo Stato.”
Se c’è una cosa che mi piace di lui è il modo come il Cardinale scrive. Dice tutto quello che pensa sia di se stesso che degli altri, specialmente dei suoi colleghi cardinali (come vedremo spesso).
Le espressioni “come io lo era”, oppure “ma egli l’avea”, oppure “che gli facevano bramare”, oppure “ero un vice-Papa, quanto al potere”, sono di una bellezza ed efficacia incredibile, che ogni tentativo di commentarle ne sminuirebbe, appunto, l’efficacia.
“Niun altro era al giorno degli affari come io lo era. Le relazioni estere dovevano continuarsi in Roma, come le interne. Molte altre viste concorrevano nell’oggetto stesso. Il Papa aveva inoltre qualche opinione sul conto mio che era effetto più della sua benevolenza, che del merito, ma egli l’avea. Quindi si decise a lasciarmi in Roma, nè valsero a distornarlo da tale risoluzione quei riflessi, che gli facevano dall’altro canto bramare di avermi seco in quel gran viaggio.
Eglì mi lasciò una plenipotenza che non mi meritavo, ma di cui non abusai, grazie al Cielo. Le mie facoltà erano illimitate rapporto al governo dello Stato, in cui rimanevo a fare le di lui veci. Egli partì con 6 Cardinali e più prelati ai 2 di novembre del 1804 e non tornò che poco prima della Pentecoste del 1805. In tutti quelli mesi quanto al governo temporale io fui assolutamente come un Vice Papa, quanto al potere, ma mi guardai bene dal farne uso.”