… non ci riuscirono i preti …
Mi colpisce, tra gli “scontri dialettici” continuamente avvenuti tra Napoleone ed il Cardinale, un episodio che viene spesso citato. Mi è accaduto anche recentemente, mentre stavo parlando con un parroco dell’hinterland romano.
Si tratta di quell’episodio abbastanza conosciuto in cui Napoleone disse al Consalvi:
«Eminenza, voi sapete che io non conosco ostacoli. Posso distruggere chi voglio, uomini, cose , istituzioni. E se domani mi proponessi di distruggere la Chiesa? Ditemi quel che avverrebbe. Dite …»
A cui il Consalvi, senza scomporsi, rispose:
“Maestà, disse, fareste una fatica inutile. Sareste vinto. Non siamo riusciti noi, noi preti, noi cristiani, con le nostre debolezze, con le nostre infedeltà, a distruggere la Chiesa! E vorreste riuscirci voi?»
Ho cercato questo episodio, ripeto molto conosciuto e spesso citato, negli atti ufficiali, ma non ho trovato niente. L’ho cercato nelle memorie del Cardinale ed in altre pubblicazioni, ma non ho trovato niente.
Mi viene il dubbio che sia un episodio che viene citato ciclicamente per dimostrare con un paradosso la forza della Chiesa, come Opera di Dio, che persiste e non muore anche quando la sua esistenza viene messa in pericolo in modo prepoderante dal suo interno più che da forze esterne.
Un paradosso simile lo troviamo nella seconda novella del Decamerone del Boccaccio (1313-1375) nella quale si narra di un cristiano che, incontratosi a Parigi con un ebreo, cerca di convertirlo con lunghi ragionamenti, ma non ci riesce.
Alla fine, l’ebreo, per dare una prova di buona volontà, gli concede che sarebbe andato a Roma per osservare la Corte Pontificia e poi decidere se farsi o no cristiano.
L’ebreo va a Roma, osserva ogni cosa e quindi tornato a Parigi dice all’amico cristiano:
«Per quello che io estimi, con ogni sollecitudine e con ogni ingegno, e con ogni arte, mi pare che il vostro Pastore, e per conseguenza tutti gli altri, si procaccino di riducere a nulla, e di cacciare dal mondo la cristiana religione, là dove essi fondamento e sostegno esser dovrebbero di quella.
E perciò ch’io veggio, non quello avvenire che essi procacciano, ma continuamente la vostra religione aumentarsi, e più lucida e più chiara divenire, meritatamente mi par discernere lo Spirito Santo essere d’essa, sì come di santa e di vera più che alcun altra, fondamento e sostegno.
Per la qualcosa, dove io rigido e duro stava ai tuoi conforti, e non mi volea far cristiano, ora tutto aperto ti dico, che io per niuna cosa lascerei di cristiano farmi.
Andiamo dunque alla Chiesa; e quivi secondo il debito costume di vostra fede, mi fa’ battezzare.»
E così l’ebreo si convertì alla Chiesa romana.
Molto probabilmente, anzi sicuramente, il Cardinale conosceva la novella del Boccaccio, per cui se fosse vero di questo scambio di battute con Napoleone, è evidente che egli vi ha fatto riferimento.
Dimostrando con questo la sua buona cultura e prontezza di riflessi. Ma, insisto, perché egli non ne fa riferimento alcuno nelle sue memorie?