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CASTELCHIODATO – Cap. II

Cap. II
 
“CASTRUM DEODATI” ovvero “Castelchiodato”
 
LE ORIGINI
DI CASTELCHIODATO
 
Cercare di ricostruire la storia di Castelchiodato potrebbe essere una impresa molto ardua, dovendo essere fatte le ricerche presso l’Archivio dei Monaci Basiliari di Grottaferrata, l’Archivio Storico di Stato e presso l’Archivio Storico del Vaticano.
Sperando che qualcuno in un prossimo futuro ci aiuti nel completare queste ricerche, proviamo, intanto, a creare un ordine cronologico storico con il materiale che abbiamo a disposizione.
Notizie utilissime al riguardo le trovo, fortunatamente, nel libro scritto da Mons. Mario Mortin, zio dell’attuale parroco di Castelchiodato, il quale a sua volta aveva completato una ricerca fatta in precedenza da un altro Padre, il Reve.mo Padre Teotimo, il quale si augurava che “altri possano completare le notizie specialmente riguardo al vetusto castello e fare tanta luce su di esso, vero fiore del Comune di Mentana”.
Il libro in questione si chiama “CASTELCHIODATO – L’ANTICO ED IL NUOVO”, che si può richiedere allo stesso Parroco.
Don Mario Mortin, ex-Rettore del Seminario di Magliano Sabina, inizia così:
Castelchiodato dista solo una trentina di km da Roma. Era quindi inevitabile che il suo territorio venisse coinvolto, più o meno direttamente, nei tre secoli di guerre e di scaramucce che portarono alla sottomissione della Sabina da parte dei Romani.
 
Durante questi tre secoli i Sabini penetrarono lentamente e gradatamente in Roma e si fusero con i Romani, pur conservando la loro identità. Essi non diedero a Roma solo le donne, nel famoso ratto delle sabine, ma diedero anche re, imperatori, consoli ed altri personaggi, celebri nelle lettere e nelle armi, portando un loro contributo, non solo alla potenza militare, ma anche al senno legislativo ed amministrativo dei fondatori della città eterna.
 
La Sabina antica era tutta seminata di città e di villaggi indipendenti gli uni dagli altri, disposti ad unirsi nei momenti di pericolo in difesa della loro libertà.
 
Tra queste città va ricordata quella di Ameriola che, secondo alcuni storici, sarebbe da collegarsi nel territorio di Castelchiodato. Essa fu distrutta dal Re Tarquinio.
 
Dopo che la Sabina si fu unita a Roma ne seguì le sorti nella lieta come nell’avversa fortuna. Dal quinto secolo in poi fu invasa dai barbari Eruli, Visigoti, Ostrogoti ed infine dai Longobardi, che non solo seminarono morte e distruzioni, ma si stabilirono permanentemente nei nostri territori come in buona parte dell’Italia.
 
La situazione peggiorò ancora negli anni tra l’870 e il 910 per le invasioni e le distruzioni operate dai Saraceni, per cui gli abitanti delle campagne e dei villaggi furono costretti a ripararsi sulle cime delle colline in luoghi fortificati con la costruzione dei castelli che ancora oggi distinguono il paesaggio della regione sabina.
 
E’ questo il tempo in cui sorgono i castelli di Poggio Mirteto, Poggio Catino, Castelsampietro, Castelnuovo di Farfa, Castechiodato e simili.
 
Questo fenomeno fu detto “incastellamento” e avvenne generalmente nei secoli X e XI.
 
Prima dei castelli il paesaggio era dominato dalle ville, dai casali, dalle fattorie, dalle cascine dove ogni contadino viveva sotto la sua vigna e il suo fico in una grande serenità.
 
Il moltiplicarsi dei castelli fece sì che i contadini passassero dalla vita libera dei campi a rinchiudersi dentro le mura, più o meno anguste, sempre alla dipendenza dei signori che, se potevano assicurare difesa e protezione, limitavano anche la libertà e la serenità del vivere.”
Da un documento del 1276, pubblicato dallo storico Enzo Silvi, si può ritenere che Castelchiodato già esisteva e prendeva nome da un certo Deodato che lo comprò dai Signori Ottaviani di Palombara.
Che già esisteva lo si può dedurre da una incisione su di una campana che porta la data del 1148. Così è scritto in una relazione pastorale del Cardinale Andrea Corsini in visita a Castelchiodato il 15 ottobre del 1781.
In un atto di Papa Martino V del 1424 Castelchiodato è chiamato come Castrum Domini Deodati.
Castelchiodato verrà indicato nei documenti fino al 1800 col nome di Castrum Deodati o Castrum Chiodati, come già abbiamo accennato all’inizio riguardo all’anno 1594.
Secondo don Giuseppe Pasquarelli (1854-1882), parroco di Castechiodato, i Monaci orientali Basiliani, che portarono in Italia il culto della loro patrona, S.Margherita di Antiochia, sarebbero stati i fondatori in origine di questi castelli.
Essi occuparono queste terre abbandonate da secoli e divenute boschi,raccozzarono gente quasi silvestre ed insegnarono a dissodare queste terre, amministrarono questi castelli nello spirituale e temporale con i diritti feudali e decimali, i quali cedevano poscia ai Baroni e di mano in mano questi ai Principi coll’onere della parte riservata ai Principi e la decima all’Arciprete.”