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1867 – La Battaglia garibaldina di Mentana

                                        1867 – GARIBALDI VIENE SCONFITTO A MENTANA
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Dopo tantissimi secoli, Mentana torna di nuovo alla ribalta attraverso un’altra sconfitta, quella pesantissima di Garibaldi.
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Ricordare la Battaglia garibaldina del 1867 non serve, perchè non c’è persona in Italia che non la conosca.
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In tutte le città d’Italia vi sono piazze e vie intitolate a Mentana.
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Vorrei solo ricordare che a Mentana vi è l’Ossario dei caduti ed un Museo Garibaldino Nazionale.
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Aggiungo, inoltre, che, visitando il Cimitero Acattolico a Roma, mi è capitato di imbattermi in due lapidi di garibaldini ivi sepolti, che avevano combattuto a Mentana.
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Riporto qui di seguito la trascrizione delle due epigrafi:
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1° lapide:
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IN QUESTO OSSARIO SONO I RESTI MORTALI
DEL TRENTASEIENNE LONDINESE
GIOVANNI SHOLLEY
CHE LASCIANDO FAMIGLIA E RICCHEZZA
NON ESITAVA AD ACCORRERE
ALL’APPELLO DEL SUO DUCE GARIBALDI
CONSACRANDO LA SUA NOBILE VITA A MENTANA
PER LA LIBERAZIONE DI ROMA
IN SEGUITO ALLE GRAVI FERITE RIPORTATE NELLA GIORNATA
DEL TRE NOVEMBRE DECEDEVA VENTICINQUE GIORNI DOPO IN ROMA

2° lapide:
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RESTI MORTALI DEL GIOVANE POLACCO
ARTHUR BENNJ
GIORNALISTA GARIBALDINO
DECEDUTO IL 16 NOVEMBRE 1867 IN ROMA
PER GRAVI FERITE RIPORTATE A MENTANA
FURONO RACCOLTE IN QUESTO CIMITERO
IL 28 GIUGNO 1940
PER ESSERE ASSOCIATE A QUELLE DEI CADUTI PER ROMA
SUL MAUSOLEO OSSARIO GIANICOLENSE
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Vorrei ricordare, inoltre, che in questo stesso sito avevo già scritto qualcosa sul rapporto che la famiglia del mio antenato, Giovanni Brunacci, aveva avuto con l’episodio della Battaglia di Mentana.
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Lo riporto di nuovo qui di seguito:
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3 novembre 1867
la battaglia di Mentana

Voi penserete, sicuramente, “ma che c’entra la Battaglia di Mentana con i Brunacci?. C’entra, eccome! Essi erano giunti da poco nel territorio mentanese. Nel 1839 giunsero da Osimo (Marche) e si installarono a Case Nove sulla via Nomentana, oggi Colleverde, ma allora appartenente a Mentana.
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I miei antenati, sicuramente di fede papalina, sono stati sicuramente testimoni diretti ed involontariamente attivi di quegli avvenimenti. Tor Lupara e Santa Lucia allora non esistevano. Nella frazione di Casali vi era, appunto, solo qualche casale, mentre sulla via nomentana verso Roma vi era soltanto la Fattoria di “Casenove”, tuttora esistente, sperduta in una campagna ancora incontaminata dal cemento.
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Nel 1867 essi vivevano lì, a Casenove. Giovanni aveva 57 anni, sua moglie Santa ne aveva 48. Maria, la figlia più grande, ne aveva già 24, il figlio Luigi era sicuramente già un ragazzo molto sveglio di 14 anni. Accanto a loro, due ragazzini: Domenico di 7 e Nazareno di un anno e mezzo (mio antenato diretto!).
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La famiglia era anche aumentata, infatti Maria, già sposata da ben 4 anni e mezzo, ed il marito Domenico Cesandri, che nel 1867 aveva 27 anni, avevano nel frattempo, provveduto a dare a Nazareno un compagno di giochi: Filippo Ernesto
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Ernesto, aveva solo 2 anni e mezzo, nel 1867, quando passarono davanti a Casenove prima gli Zuavi e poi i Francesi diretti a Mentana.
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E, proprio perché “Casenove” era l’unico casale a distanza di molti chilometri, i vertici militari, resisi conto della sua utilità, per accogliere e curare i primi feriti ed eventualmente i morti, decidono di requisirla temporaneamente.
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Qualcuno scrisse: "Garibaldi ed i suoi, divisi in varie colonne, avevano appena oltrepassata Mentana che venivano, all’improvviso, sorpresi da un grosso corpo di soldati pontifici. Si divisero cercando di acquistare su quei colli posizioni adeguate per l’ultima difesa. Fu solamente verso le 3 pom. che, di posizione in posizione, poterono ritirarsi nel paese. Raggiunta così Mentana, in posizione vantaggiosa, collocarono i due pezzi di cannone che essi tenevano, e coi quali incominciarono a spargere strage sull’esercito del Vicario di Cristo, che, baldanzoso, si avanzava: e bastarono quelle scariche potenti dei due cannoni, una scarica alla baionetta, eseguita dalla colonna Garibaldi, ed i tiri continui a bruciapelo dei nostri, giunti a collocarsi alle finestre delle case di Mentana, per gettare lo scompiglio ed il terrore nella numerosa colonna nemica, e di spargere il terreno dei cadaveri dei papalini. La vittoria, quindi, era nostra; il nemico fuggiva scompigliato, e, dai nostri eroi, le posizioni venivano riacquistate in poc’ora, gloriosamente, al santo grido di: Viva l’Italia! Viva Roma! Ma, ad un tratto, una voce tremenda circola fra le file dei nostri prodi. Si dice che il grosso del corpo De Feully, francese, giungeva sul campo di battaglia in sostegno dello sbandato esercito papalino. Sembrava sogno, in quell’istante, solamente idearlo, eppur era realtà. Era un nuovo corpo regolare che s’avanzava fresco, potentemente armato, contro un manipolo di prodi, esausti di forza, di munizioni, decimati e, gran parte dei quali, feriti e morenti. Sorpresi da tutte le parti, sopraffatti dal numero e dalle armi del nuovo nemico; riperdono, palmo a palmo, quelle posizioni conquistate con tanto valore e tanto sangue. Una folla di fuggenti si ammassa per lo stradale. Alla sera di quel tremendo giorno del 3 novembre, tutto era finito, e per quei campi funesti, ancora fumanti di tanto nobile sangue, giacevano, nel confuso carnaio ammonticchiati, centinaia e centinaia di eroi e di martiri."
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Come previsto, incominciarono ad arrivare da Mentana a Casenove i primi feriti ed i primi morti. All’inizio si trattava soltanto di soldati Zuavi, ma, poi, incominciano ad arrivare anche i soldati Francesi ed infine anche i Garibaldini.
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Tanti Garibaldini prigionieri e quasi tutti feriti, chi più o meno gravemente. Molti moriranno!
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Mentre Santa e la figlia Maria si prodigano per allievare le sofferenze dei feriti, Nazareno ed Ernesto, incuranti dei rimproveri della madre, osservano incuriositi.
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Giovanni
, affetto da un male incurabile, chiedeva continuamente notizie alla moglie. Morirà due mesi dopo, a soli 57 anni, con la sconfitta di Garibaldi nei suoi ricordi.
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Molti anni dopo, il figlio Luigi siederà nel Consiglio Comunale di Mentana . Nel novembre del 1905, sappiamo che Luigi feceva le veci di pro-Sindaco. Nel maggio dello stesso anno, il Senatore francese On. Rivet, intervenendo all’inaugurazione del Museo Garibaldino a Mentana, portò le formali scuse a nome della Francia: “A nome della Francia Repubblicana vengo a fare onorevole ammenda del delitto commesso a Mentana”.
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Dopo la morte di Luigi, il figlio regalerà un fucile, triste souvenir della battaglia del 1867, al Museo garibaldino di Mentana!
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L’anno scorso ero stato a Siena, dove avevo conosciuto  una discendente di un garibaldino, che aveva combattuto a Mentana e che era stato sposato ad una Brunacci.
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Ne avevo dato notizia nel seguente link:
https://www.brunacci.it/i-garibaldini-g-b-fedolfi-e-carolina-brunacci-di-montalcino.html