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1823, la malattia alle gambe

1823
la malattia alle gambe
A dì 6 ottob. 1823 andai per uno scarso mese a Montopoli per rimettere la mia rovinata salute, ma senza profitto.
Il 20 ottobre 1823 un certo Michele Cavanna, residente a Rieti ed impiegato presso la cattedrale, scrive la seguente lettera al Cardinale:
Io sono Michele Cavanna, la Prima Donna che doveva cantare al Teatro Valle di Roma, l’anno ’97, l’opera del mio Maestro Cimarosa, intitolata «L’imprudente Fortunato», che per la morte del francese Dufò, ucciso alla Lungara, fu sospeso il Teatro. In quei tempi Vostra Eminenza era Prelato e in tale circostanza ricevetti mille attenzioni.” (ritrovata nel faldone n. XXXIV dell’Archivio di Propaganda Fide).
Quanti ricordi debbono essere passati nella mente del Cardinale nel ricevere questa lettera, nella quale il Cavanna continuava, raccontando del suo fallito tentativo di incontrarlo a Montopoli in Sabina, ma che, quando egli vi era giunto, il Cardinale a sua volta era già partito per Rieti e che, ritornato egli a Rieti, il Cardinale ne era già ripartito per Montopoli, per cui non gli rimaneva che scrivergli per ringraziarlo di quei lontani favori.
Or sono 29 anni che …”, così aveva il Cavanna iniziato la lettera.
E, quant’altri dolorosi ricordi gli avranno procurato quelle lettere amministrative nelle quali egli, dopo ben 24 anni, non aveva più voce in capitolo.
In esecuzione dell’Ordine communicatomi con Dispaccio dell’E.mo Sig. Cardinale Della Somaglia, Prefetto della S. Congregazione Ceremoniale, e Segretario di Stato, ho l’onore di significare all’Eminenza Vostra E.ma …” così inizia una lettera inviatagli il 10 novembre del 1823.
In una lettera del 29 novembre 1823 della sorella di Leone XII a lui indirizzata, vi è una affermazione abbastanza incomprensibile. Infatti non si capisce come possa essere vera l’affermazione ivi contenuta, e cioè che il Cardinale avesse votato per l’elezione del Cardinale Della Genga a Papa. Eppure vi è scritto proprio così!
Eminenza Reverendissima,
Il fausto inalzamento al Soglio Pontificio di mio Fratello Leone XII e l’approssimazione delle SS. Feste Natalizie mi porgono la grata opportunità di ringraziare l’Eminenza Vostra Reverendissima sì per la parte presa alla di Lui esaltazione, come per gli Auguri di felicità coi quali mi onora.
Ai sentimenti di riconoscenza unisco il presagio delle più liete prosperità per l’E.ma Vostra e piena di perfettissima stima passo a dichiararmi.
Di Nostra Eminenza Reverendissima
Spoleto 29 novembre 1823
Umilissima Devotissima
Caterina Della Genga Mongalli
Probabilmente trattasi di una lettera fatta preparare appositamente dal fratello Papa per rispondere a tutti quei Cardinali che avessero inviato alla di lui sorella gli auguri di Natale.
Dopo le Feste Natalizie, sempre per motivo di salute, il Cardinale riparte per Porto d’Anzio.
A dì 26 Xbre 1823 andai per la stessa ragione a respirar l’aria del mare a Porto d’Anzio e ne partii per Roma il dì 11 genn. 1824.”
Tra le carte del Cardinale c’è una lettera del 26 dicembre 1823 speditagli dal Cardinale Della Somaglia, suo Successore alla Segreteria di Stato di Leone XII, proprio lo stesso giorno del suo arrivo a Porto d’Anzio.
In tale lettera si legge: “Desidero ben di cuore che Vostra Eminenza possa trarre sempre maggior vantaggio per la Sua salute dell’aria di Porto d’Anzo e dalla nuova cura che mi si dice abbia intrapresa”.
All’Archivio di Stato di Roma ci sono due altre lettere scritte l’una da un suo famigliare o segretario e l’altra dallo stesso Cardinale, nelle quali si evince che il Cardinale aveva sì grandi problemi di salute, solo che in queste lettere si parla in particolare soltanto delle gambe.
La prima lettera è di un certo S. Angelucci, non meglio identificato, forse il suo segretario.
Ecc.ma,
ho il piacere di ragguagliarla che questa mane il Sig. Cardinale ha fatto la S. Comunione alla S.ma Messa, con essersi portato solo e senza appoggio dalla Sacrestia al genuflissorio alla Sagra Mensa, e così è tornato al suo posto senza verun aiuto.
Si vede dunque che le forze si vadano aumentando e che quest’aria continui a giovargli.
Porto d’Anzio, Dicembre 1823.
S. Angelucci
Nell’altra lettera non si capisce a chi il Cardinale scriva.
Mons. mio carissimo
Inchiodato nel letto dai due vescicanti che mi infieriscono alle gambe, i quali mi danno dolori atroci.
Porto d’Anzio, 28 Dicembre 1823.
Ercole Card. Consalvi
Ad ottobre, quindi, il Cardinale va a Porto d’Anzio, da cui se ne partì per Roma l’11 gennaio del 1824.
Nell’Archivio di Propaganda Fide vi è abbondante materiale sulle varie malattie del Cardinale ed in particolare vi sono lettere di molti dottori come il Forbes ed il Bomba, i quali prescrivono vari rimedi, tra cui la “Gatta Nigra”, ovvero la “Black Drops di Lancaster”. A detta del professor Forbes tale cura per gli occhi faceva miracoli. Insomma il Cardinale era malato anche agli occhi!
Un altro dottore, il Morichini (o Manichini), molto probabilmente anche lui contattato dagli amici del Cardinale, gli invia questa lettera:
Stanto il giovamento che Sua Eminenza ha ritratto dal metodo di cura intrapreso in Porto d’Anzio, porto opinione ch’esso debba continuare secondo le prescrizioni del Dr. Parisi. Solo rilevo che se le urine fluiscono liberamente, ed il ventre si mantiene aperto, lascerei ogni frizione ai malleoli o alle gambe; mi limiterei all’uso interno dei diuretici. Raccomando di nuovo a Sua Eminenza l’uso delle calze di lana, mezzo eccellente di rieccitare l’azione dei tegumenti dell’estremità inferiori, di rinvigorirle, e di attivarsi la gotta, quando il sistema ne rimanga sopraccaricato. In ogni caso la lana determinerà colà una traspirazione più copiosa, o anche il sudore alle piante de’ piedi, ch’è la via regia per la quale l’umo gottoso esce dal corpo.
L’equitazione, il moto in vettura, ed a piedi quando ciò si possa, e la stagione il permetta, l’aria campestre, ed il guardarsi dall’umido e dal freddo della mattina e della sera sono pur’essi mezzi essenzialissimi di cura, l’importanza dei quali è eguale, se non maggiore di quella dei mezzi farmaceutici.
Nel frattempo, come leggiamo nel Diario di Roma del 17 gennaio 1824,
La Santità di Nostro Signore Papa Leone XII, con biglietto di Segretario di Stato, si è degnata di nominare Prefetto della Sacra Congregazione di Propaganda Fide, l’E.mo e R.mo Sig. Cardinale Ercole Consalvi.”
Subito dopo, il Cardinale fu mandato a chiamare da Leone XII, il quale gli comunicò di voler annullare le riforme del “Motu proprio” di Pio VII del 6 luglio del 1816.
Sappiamo che vi fu un grande litigio e che il Cardinale, appena giunto nel suo appartamento, incominciò a sentirsi male.
Si racconta che Leone XII avesse confidato al Cardinale Zurlo, al momento del passaggio delle consegne:
«Che conversazione! Da nessuno mai abbiamo avuto comunicazioni più istruttive e più sostanziali e più utili alla Chiesa e allo Stato: Consalvi è stato sublime. Noi siamo al colmo della gioia. Spesso lavoreremo insieme».
Mah! Sembra una affermazione fatta appositamente per essere messa agli atti, così da esser tramandata ai posteri! Chi conosce il Genga sa che questa affermazione, scritta chissà da chi, non può essere veritiera!