2000 Biografia pubblicata dall’Università di Pavia

  Brunacci Vincenzo

3 marzo 1768 † 18 giugno 1818

Biografia pubblicata nel 2000 dalla Tipografia Commerciale Pavese, Pavia,

in: “Poeti, Scienziati, cittadini nell’Ateneo Pavese tra riforme e rivoluzioni”.

Università di Pavia

Vincenzo Brunacci aveva manifestato passione per la matematica sin dalla giovinezza, trascorsa a Firenze, dove era nato il 3 marzo 1768 e dove aveva ricevuto la prima educazione degli Scolopi: qui lo aveva avviato allo studio dei numeri Stanislao Canovai. Per volere del padre, preoccupato per il suo futuro economico, il giovane Vincenzo aveva studiato all’Università di Pisa prima Giurisprudenza, poi Medicina, in cui si era laureato nel 1788. Non per questo egli aveva abbandonato gli studi prediletti – che coltivava durante le vacanze estive, seguendo anche i corsi di Pietro Paoli (rientrato a Pisa nel 1784, dopo aver insegnato prima al Ginnasio di Mantova, tra il 1780 e il 1782, poi all’Università di Pavia) – e andava già acquistando una buona reputazione come cultore delle scienze fisico-matematiche, tanto che, appena laureato, era nominato professore straordinario di Fisica presso l’Università pisana; contemporaneamente, gli era assegnata dal Granduca Pietro Leopoldo una borsa per studi di idraulica con gli ingegneri Fantoni e Salvetti.

La lettura delle opere di Giuseppe Lagrange (la Mècanique analytique era uscita nel 1787) lo aveva però convinto che i suoi veri interessi vertevano sulla matematica pura, anche se – come la maggior parte dei matematici del suo tempo – continuò ad occuparsi pure di matematiche miste: scelta infatti la professione di docente, per la quale aveva – secondo la testimonianza degli allievi – naturali doti comunicative e di chiarezza didattica, dal 1790 insegnava all’Istituto di Marina di Livorno Matematica e Nautica e, successivamente, anche Balistica.

Alla lezione di Lagrange, Brunacci restò sempre fedele e il principale contributo da lui dato alla matematica italiana fu proprio la diffusione dell’impostazione lagrangiana per la soluzione dei problemi. Oltre ad alcune memorie di analisi, nel 1795 Brunacci pubblicò una traduzione libera (con una seconda parte di tavole numeriche da lui elaborate) del Nuovo Trattato di Navigazione di Pierre Bougher. L’opera – saldamente ancorata a principi teorici – ebbe un’ampia diffusione (con verie edizioni, anche all’estero) e giocò un ruolo fondamentale nell’evoluzione della nautica italiana, sino ad allora legata a pratiche empiriche e tradizionali, in disciplina dalle solide basi scientifiche.

Al 1796 risale il suo primo contatto con l’ambiente pavese; durante un viaggio nell’Italia settentrionale, si fermava per qualche tempo a Pavia, dove incontrava Lorenzo Mascheroni, Gregorio Fontana e Mariano Fontana. Rientrato in Toscana, pubblicava nel 1798 a Firenze la prima delle sue opere analitiche importanti, il Calcolo integrale delle equazioni lineari.

L’arrivo dei Francesi in Toscana nel 1799 vide Brunacci, se non apertamente filorivoluzionario, disposto – accettando un incarico dalla Municipalità fiorentina – a una collaborazione con il nuovo assetto politico; si trattò di una scelta che ebbe conseguenze importanti sulla sua vita, perché con il ritiro dei francesi, ormai compromesso, fu costretto a seguirli. Il periodo parigino fu peraltro importantissimo per la sua ulteriore formazione: conobbe i più importanti matematici francesi – oltre a Lagrange, da oltre vent’anni residente a Parigi, Jacques Cousin, Adrien-Marie Legendre, Pierre Léveque – e frequentò le principali società scientifiche della capiatle.

Nel 1800 Brunacci rientrava in Italia al seguito dell’esercito transalpino e occupava all’Università di Pisa la cattedra che era stata di Paoli; l’anno successivo era chiamato a Pavia, per coprire l’insegnamento di Matematica Sublime, lasciato libero da Gregorio Fontana. A Pavia, come del resto nelle altre università italiane, le cattedre di matematica erano finalizzate alla formazione degli ingegneri. Brunacci propose una riorganizzazione del Piano di studi (poi estesa alle Università di Bologna e di Padova), con nuove materie, come Introduzione al Calcolo Sublime, Architettura e Idrometria. Di quest’ultima disciplina, attivata dal 1802 sia pure come corso “pei giorni di vacanza”, egli assunse l’insegnamento, che mantenne, insieme all’altro di Analisi, sino al 1816, quando – per la salute declinante – fu supplito da Antonio Bordoni, uno degli allievi prediletti. Fu per suo impulso che venne istituito anche il Gabinetto di Geodesia e Idrometria (1810), quale indispensabile supporto didattico a un corso che prevedeva pure un ciclo di esercitazioni da tenersi in campagna e sulle rive del Ticino, e dunque quale raccolta degli strumenti pratici e di misura necessari agli esercizi, oltre che di modelli di edifici idraulici e di macchine utilizzati nella normale didattica.

Oltre alle memorie scientifiche pubblicate negli “Atti” delle varie accademie italiane e straniere di cui era membro, molte sue pubblicazioni ebbero anche una finalità didattica, dal trattato di Analisi derivata (Pavia, Bolzani, 1802), sino al Corso di matematica sublime (Firenze, Allegrini, 1804-1808), in quattro tomi, il primo trattato italiano di analisi realmente completo, da cui pubblicava pure un Compendio del calcolo sublime ad uso delle università del Regno, in due volumi (Milano, Stamp. Reale, 1811. Il frontespizio rappresenta una onorificenza con l’effige di Napoleone Imperatore). Finalità analoghe ebbero gli Elementi di algebra e geometria ricavasi dai migliori scrittori di matematica ad uso dei lincei e delle università del Regno d’Italia (Milano, Stamp. Reale, 1808). Ai suoi interessi, didattici, scientifici e pratici, in materia “d’acque”, vanno collegati il Trattato dell’ariete idraulico (originalmente scritto per un concorso indetto dall’Accademia delle Scienze di Berlino, di cui era membro, e riedito a Milano nel 1813) e la Memoria sulla dispensa delle acque, pubblicata postuma nel 1827.

Brunacci fece parte della commissione che preparò il progetto del Naviglio tra Milano e Pavia, da lui stesso firmato (1805), ma il ruolo d’insegnante rimase in lui prevalentemente rispetto ad altri incarichi affidategli dal Governo. Nel 1806 rinunciava infatti alla carica di Ispettore Generale di Acque e Strade (mantenendo il titolo di Ispettore Onorario) per poter continuare nell’insegnamento universitario. “L’impiego di Ispettore sarà per vero dire assai più dell’altro, ma ha più attrattiva per me la cattedra. L’abitudine , il genio, i miei interessi mi chiamano all’Università di Pavia.”, scriveva a Eugenio di Beauharnais, dovendo scegliere tra i due incarichi. Accettava invece nel 1811 la nomina a Ispettore Generale della Pubblica Istruzione del Regno d’Italia. Fu Rettore dell’Università nel 1801-1802 e  nel 1805-1806 Cavaliere della Corona Ferrea (1806) e membro del Collegio Elettorale dei Dotti.

Scapolo, Brunacci moriva a Pavia il 18 giugno 1818. La sua eredità scientifica, e dunque l’ipoteca lagrangiana sugli studi matematici e ingegneristici, era assunta da Antonio Bordoni, sotto il cui lunghissimo magistero si formarono molti dei suoi matematici e scienziati della generazione risorgimentale: Codazzi, Brioschi, Casorati, Cremona, Beltrami; furono anche suoi allievi ed eredi Gabrio Piola, che non insegnò pubblicamente, ma tenne a Milano un circolo matematico, che fu uno dei centri della vita scientifica milanese, e Ottavio Mossotti, indirizzato da Brunacci, dopo la laurea, a studi di astronomia presso l’Osservatorio di Brera, e che fu uno dei pochi fisici matematici dell’Italia preunitaria.

ALESSANDRA FERRARESI