Il funerale nella Cattedrale di S.Rufino in Assisi

LA VOCE
settimanale di informazione dell’Umbria

Anche una preghiera ebraica per l’estremo saluto a don Aldo Brunacci nella cattedrale di S.Rufino di Assisi.
 
Tutta la sua vita fu una “fonte viva” di dialogo.

Quando, al termine del funerale celebrato nella cattedrale di San Rufino, gremita all’inverosimile, sono risuonate parole aramaiche del tutto incomprensibili, l’assemblea è stata colpita da commozione e si è avvertito un intenso silenzio.

Forse era la prima volta che in quella cattedrale, nella quale è stato battezzato Francesco d’Assisi, si levava una preghiera del popolo ebraico, il Qaddish, la preghiera per i morti recitata da un membro della comunità ebraica di Perugia, Gustavo Reichenbach.

È stato l’ultimo riconoscimento di gratitudine rivolto a don Aldo Brunacci per la sua opera di aiuto agli ebrei rifugiati in Assisi al tempo della guerra.

Una storia da lui narrata più volte, anche per garantirne l’autenticità contro fantasiose ricostruzioni, e di nuovo l’abbiamo letta su Avvenire del 27 gennaio, nell’intervista rilasciata a suo tempo a Paolo Mirti.

Da quella vicenda don Aldo era rimasto segnato e ne trasse una specie di vocazione al dialogo a largo spettro, che avrebbe conservato come una prospettiva culturale e pastorale nelle attività del suo ministero.

In questo senso è da leggere la fondazione della Casa Papa Giovanni XXIII e della libreria Fonteviva, luoghi di studio e di incontro aperti a tutti. In questo senso è da leggere anche un prezioso testo bilingue, latino e italiano, pubblicato insieme a Giuseppe Catanzaro, il De Bono Pacis, in cui il vescovo di Assisi vissuti una generazione prima di di S. Francesco, chiamato Magister Rufinus, svolge un suggestivo elogio della pace.

Quando fu dato l’annuncio della Giornata di preghiera per la pace dei capi religiosi invitati da Giovanni Paolo II nell’ottobre 1986, l’opera era in fase di preparazione e i curatori forzarono i tempi per poterla offrire al Pontefice in visita ad Assisi.

Non riuscirono nell’intento, ma la dedica fu ugualmente riservata a lui: ”Sancto Patri Ioanni Paulo II evengelizzanti Bonum, evangelizzanti Pacem”.

Molti hanno scritto di lui, della sua attività e della sua complessa personalità. Anche noi de La Voce gli dobbiamo una speciale memoria e un ringraziamento.

Ci ha seguito fino alla fine ed è stato sempre un attento lettore, per moltissimi anni è stato corrispondenete da Assisi e responsabile della pagina diocesana, e, soprattutto, come primo assistente regionale di Azione cattolica, fu incaricato, a prendere contatti con i vescovi per dare vita ad un settimanale regionale.

Questa storia don Aldo l’ha scritta per il 40° de La Voce (1993).