Crescenzio II, detto il “Nomentano”.
Chiamato dal Papa, l’Imperatore Ottone III scese in Italia, assalì la fortezza di Castel Sant’Angelo, dove Crescenzio si era barricato, lo prese prigioniero e lo fece decapitare facendolo gettare poi dall’alto delle mura.
.
Il suo cadavere subì anche l’orrendo scempio di essere trascinato dalla popolazione per le vie di Roma. Era il 27 aprile del 998.
.
Crescenzio fu sepolto nella Chiesa di S. Patrizio al Gianicolo.
Una lapide, ora scomparsa, fu posta in suo ricordo.
.
Fortunatamente essa fu letta e riportata nei suoi scritti da Cesare Baronio (Sora, 30 ottobre 1538 – Roma, 30 giugno 1607).
.
A Cesare Baronio fecero riferimento vari storici, essendo la lapide successivamente scomparsa.
Lapide che, comunque, era rimasta in loco per ben 5 secoli.
.
Si riporta, qui di seguito, l’epitaffio contenuto nella lapide:
.
Vermis homo, putredo, cinis laquearia veris,
His arctandus eris, sed brevibus gyaris.
Qui tenuit totum felici tempore Romam
His latebris tegitur parvus et exiguus.
Pulcher in aspectu dominus Crescentius et dux
Inclita progenies quem peperit sobolem.
Tempore sub cujus valuit, tiberynaque tellus
Ius ad apostolici, valde quieta stetit.
Nam fortuna suos convertit lusibus annos,
Et dedit extramum finis habere tetrum.
Sorte sub hac quisquis vita spiramina carpis,
Da vel ave gemitum, te recolens socium.
.
Molte sono state le traduzioni.
Qui di seguito l’ultima di esse, pubblicata nella nota numero 343 del libro “I Signori di Roma“, di Stefano Lamorgese, anno 2015.
.
“Uomo, verme, marciume, cenere.
Alti soffitti cerchi
ma dovrai adattarti allo spazio angusto di un reliquiario
Colui che governò felicemente Roma intera
povero e meschino in quest’urna giace.
Bello nell’aspetto era il signore e Duca Crescenzio
rampollo venuto da una schiatta illustre.
Al tempo del suo dominio la terra tiberina fu potente
e rimase in pace sotto l’autorità del Pontefice.
Il destino volle che i suoi brevi anni fossero gioiosi
e gli diede alla fine una fine orribile.
Chiunque sia tu, che passi qui davanti col respiro dei vivi,
emetti un gemito per la sorte che tutti ci accumuna.”
.
Crescenzio II nacque e morì a Roma.
L’appellativo “nomentano“, non riportato nella suddetta iscrizione, indicava soltanto i suoi possedimenti, non la sua nascita.
Sarebbe molto interessante conoscere il primo documento scritto, dove sia stato riportato questo suo appellativo. Faremo una ricerca.
Nascere a Roma era molto importante.
Significava avere di diritto, per nascita, la cittadinanza romana.