1820, Decreto del Cardinale contro i Vagabondi

1820
Decreto del Cardinale contro i Vagabondi

   Un altro documento interessante è il Decreto del Cardinale contro i Vagabondi, in cui andò ad “impigliarsi” proprio un parente dello stesso Cardinale.

   Infatti, Giuseppe, figlio di quell’Ignazio, che nel 1817 si era trasferito da Toscanella a Roma, crea qualche problema al padre e viene arrestato. Giuseppe diverrà, poi, padre della famosa “Medea” del pittore tedesco Anselm Feuerbach.

NOTIFICAZIONE
SU’ GLI OZIOSI, E VAGABONDI
ERCOLE della S:R:C: CARDINAL CONSALVI,
Diacono di S. Maria ad Martyres,
della SANTITA’ DI NOSTRO SIGNORE PAPA PIO VII.
Segretario di Stato

La Classe di quelle persone, le quali benchè valide di corpo, ma mancanti di mezzi sufficienti ad una onorata stabile sussistenza, si abbandonano all’ozio, ed alla infingardaggine, ha sempre richiamata la più diligente sorveglianza  di tutti i Governi, stanti i fondati sospetti di un’attiva loro inclinazione al delitto, ed i mali gravissimi che questa maniera di vivere produce alla Società.
Il Governo Pontificio seguendo una tal massima ha dalle epoche eziando le più remote stabilito, e di tratto in tratto rinnovato per un più sicuro adempimento adeguate Leggi anche penali, ed altre utili provvidenze, colle quali proscrivendo l’ozio, ed il vagabondaggio si è proposto di determinare le indicate persone in una, o altra maniera ad una utile applicazione, e porle così fuori dello stato di nuocere a se, ad agli altri.
Su queste tracce pertanto essendo venuta in cognizione LA SANTITA’ DI NOSTRO SIGNORE, che da vari mesi si rimarca in Roma, e nello Stato una straordinaria moltitudine di OZIOSI E VAGABONDI , ci ha commesso di pubblicare la presente Notificazione, colla quale s’ingiunge strettamente a chiunque di loro o Suddito, o Straniero, il quale abile al lavoro, al mestiere, e ad una qualunque onesta occupazione, non n’eserciti alcuna, né giustifichi altronde una innocua maniera di corrispondere al proprio sostentamento, debba nel termine perentorio di dieci giorni assumere una stabile e continua applicazione, mentre passato un tal termine, e trovandosi in contravenzione, si procederà irremissibilmente su di lui alla esecuzione delle pene, e provvidenze enunciate.
Né gli suffragherà l’eccezione che una qualche particolar circostanza, gli abbia impedita, e fatta interrompere la continuazione dell’applicazione, e non abbia trovata occasione opportuna di riassumere la stessa, o di supplire con altra, a cui possa essere adatto, poiché in tal caso dovrà presentarsi nel termine di tre giorni alla Direzione Generale di Polizia in Roma, o alle particolari Direzioni nei Paesi dello Stato per denunziare, e giustificare il motivo della sua disapplicazione, e le diligenze usate per riassumere o il precedente, o l’altro esercizio, dichiarandosi che fuori del caso di una impotenza fisica, mancando a questa presentazione sarà per li enunciati effetti considerato per vero Ozioso e Vagabondo ec. Data della Segretaria di Stato li 3 luglio 1820.
E. CARD. CONSALVI
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   Nell’Archivio Segreto del Vaticano c’è anche una comunicazione di servizio del Prefetto di Polizia di Roma, riguardante l’Ignazio Brunacci ed il figlio Giuseppe, indirizzata al successivo Segretario di Stato, il Cardinale della Somaglia.

  In questa lettera, il Prefetto della Polizia dichiarava che, nonostante Ignazio avesse ritrattato tutto, secondo lui la calligrafia della prima lettera era identica a quella della “supplica”.

   In altre parole Ignazio, prima aveva chiesto l’intervento della Polizia per ritrovare il figlio “discolo” e, poi, aveva “supplicato” di rilasciarlo, perché non era vero quanto “altri” avevano scritto.

Direzione Generale di Polizia Cit. n. 12890 – 1827
3 maggio 1828 n. 4016 – 1828
Oggetto
Informazione alla supplica d’Ignazio Brunacci

E.mo Sig. Card. della Somaglia
Decano del Sacro Collegio
Segretario di Stato di N.S.
Con supplica
Fin dal Mese di Novembre dello scaduto anno 1827 richiese Ignazio Brunacci con formale sua istanza allo scrivente Governatore di Roma Direttore generale di Polizia che il di lui figlio Giuseppe, perché ozioso, discolo e fuggito dalla Casa paterna, fosse arruolato soldato, esprimendo che, sotto quella rigorosa disciplina, sperava di vederlo moderato.
Richieste perciò dal Presidente Regionario di Ripa del domicilio, le informazioni opportune, si rilevarono coerenti all’esposto, e descrisse il suddetto Giuseppe per adatto alla Milizia per essere in età di anni 21, alto e ben complesso.
Fu allora ordinato il di lui arresto, ch’ebbe effetto il 21 dello scorso marzo, e tenuto per qualche giorno in Carcere, fu poi nel q.no 2 Aprile spirato, inviato ad arruolarsi soldato.
Quest’ossequioso discarico devoto. scrive all’Eminenza Sua Ill.ma, in obbedienza al venerato Dispaccio, del 23 pp.to n. 41372, in accompagno alla supplica dello stesso Ignazio Brunacci inoltrato al Trono di Sua Santità, in contraddizione di ciò, che prima aveva richiesto, e che acclusa vi ritorna, facendole di più osservare, che tanto la supplica con cui richiese che venisse come discolo destinato alla Milizia, quanto l’altra in cui asserisce essersi presa una tal misura senza di lui saputa, e senza demeriti del figlio, presentano una medesima mano, e carattere.
Mentre prostrato al bacio della S. Porpora con profondissima venerazione passa a rassegnarsi.

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