1806, Napoleone e lo zio Fesch accerchiano il Cardinale

1806
Napoleone dirige la sua attenzione verso lo Stato Pontificio
In Continente, ora, Napoleone non aveva più rivali e, dopo aver battuto le Potenze nemiche, incomincia a rivolgere le sue attenzioni verso lo Stato Pontificio. Inizia la sua tattica di accerchiamento inviando a Roma lo zio Fesch.
Ora Napoleone si può permettere di rispondere al Papa. Siamo nel gennaio del 1806. Di questa lettera ce ne parla il Cardinale.
Nel tornare in Francia, scrisse da Monaco, nel gennaro, se io non erro, la famosa lettera, che fu il tema mai più abbandonato da lui in tutte le operazioni susseguenti.
Egli si dichiarò nella sua risposta Imperadore di Roma, benchè lasciasse che il Papa ne fosse il Sovrano con che però dovesse essere nel temporale verso di lui quello ch’egli era verso il Papa nello spirituale e avere quella dipendenza da lui, che i Papi predecessori avevano avuta da Carlo Magno di cui egli si diceva l’erede.
Nella medesima lettera parlava di me come nemico del suo rappresentante in Roma e contrario alla Francia. Finalmente, senza punto soddisfare alle reclamazioni fatte dal Papa, minacciava le più infauste conseguenze se il Papa non seguiva il camino tracciatogli in quella lettera.”
Cosa diceva esattamente questa lettera di Napoleone? Ce lo dice il Wichterich.
L’odio del Cardinale Consalvi per Fesch è così forte – così scrive Napoleone – che costui riceve una risposta negativa a tutte le sue richieste, mentre Consalvi è sempre venuto incontro ai miei nemici, in ogni senso”.
Solo che, contemporaneamente alla lettera, Napoleone decide di entrare nello Stato Pontificio occupando Ancona.
E come reagiscono il Papa ed il suo Segretario di Stato? Decidono di suicidarsi definitivamente!
Il fatto che Napoleone, nella sua lettera al Papa, aveva palesato la sua forte irritazione nei confronti del Segretario di Stato, doveva essere loro di avvertimento e quindi il Papa ed il Consalvi avrebbero dovuto evitare di far precipitare le cose. Ma purtroppo per loro, essi non percepirono questo pericolo. Forse pensavano che i tempi erano cambiati e che non poteva ripetersi quanto avvenuto precedentemente a Pio VI.
Quanto il Papa fu sorpreso da così inaspettato linguaggio e dai principii che la lettera conteneva, altrettanto non ne fu atterrito.
Fu fatta senza ritardo la risposta, che non poteva essere nè più piena, nè più franca, nè più coraggiosa, nè più apostolica. Dimostrando la falsità della dipendenza dei Papi da Carlo Magno e dimostrando ancora che, nel supposto anche che fosse stata vera, 10 secoli di sovranità libera e indipendente avevano del tutto spento quella pretesa subordinazione della sovranità della S. Sede e dimostrando per fine quanto questa indipendenza e libertà erano intimamente connesse col bene della Religione per il libero esercizio della spirituale primazia la quale non si lascierebbe dalle altre Potenze esercitare nei loro stati da un Papa dipendente da un principe qualunque, dichiarò all’Imperadore, che egli non era altrimenti l’Imperadore di Roma e che niuna dipendenza avrebbe mai avuta da lui come Souzerain, nè avrebbe mai volontariamente perduta quella neutralità, che come Padre comune e Capo della Religione gli conveniva.
Questa lettera, piena d’altronde di quei riguardi che erano compatibili coi proprii doveri, fu inviata dal Papa all’Imperadore appena tornato alla capitale.”
Napoleone vide come vero artefice di questa lettera il Segretario di Stato.
Lo stesso Cardinale ne era pienamente convinto.
L’Imperadore, attribuì, come sempre accade, al Ministro quella condotta del Papa.”
come sempre accade” ha il coraggio di scrivere e di lamentarsi il nostro Cardinale!